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Cosa sono gli exchange di criptovalute?
L’exchange di criptovalute è la piattaforma che funge da piazza telematica, facilitando l’incontro tra la domanda e l’offerta di asset digitali. Il modello è quindi lo stesso che ispira le piattaforme su cui vengono scambiati gli asset finanziari più tradizionali, a partire dalle azioni.
Per quanto riguarda invece il funzionamento, il nodo centrale è rappresentato dal wallet: ovvero il portafogli elettronico su cui l’utente deve custodire gli asset acquistati coi fondi depositati sul suo conto, al fine di poter finanziare le varie operazioni di compravendita. Ultimata questa operazione, l’utente può effettuare un ordine di acquisto o soddisfare quello di vendita relativo a Bitcoin o altre valute elettroniche accettate dalla piattaforma. Ogni transazione viene a sua volta aggiunta al libro degli ordini. Ovvero all’elenco delle quantità di criptovaluta che i trader intendono trattare, con relativi prezzi.
I prezzi non sono stabiliti dalla piattaforma
L’exchange agisce essenzialmente come un servizio di intermediazione tra due soggetti. I prezzi che caratterizzano le varie transazioni, però, non vengono decisi dalla piattaforma, bensì dalla trattativa tra le parti interessate, cui l’exchange mette a disposizione il luogo ove incontrarsi per portare avanti la stipulazione. Proprio per questo motivo tra una piattaforma e l’altra possono sussistere leggere variazioni di prezzo.
Come abbiamo ricordato, gli exchange di criptovalute prevedono l’apertura di un conto, sul quale i clienti depositano i fondi da impiegare nelle negoziazioni. Tra i più noti è possibile citare ad esempio, oggi, Coinbase, quotato anche in Borsa (le azioni Coinbase sono tra le maggiormente richieste).
Attenzione alle truffe
In linea generale il meccanismo di funzionamento degli exchange apre le porte alla possibilità di truffe. Il caso più clamoroso in tal senso è quello rappresentato da QuadrigaCX, piattaforma chiusa dopo il decesso (sul quale in molti nutrono dubbi) del suo fondatore, Gerald Cotten. Alla sua morte, infatti, ha fatto seguito la scomparsa di 215 milioni di dollari, dovuti all’impossibilità di ritrovare le chiavi private dei wallet ad essa riconducibili. A definirlo una truffa è stata l’Ontario Securities Commission, che lo ha indicato alla stregua di un classico schema Ponzi.
Secondo molti, però, anche Mt. Gox, il più grande exchange a livello globale, fallito nel 2014 a seguito di attacchi hacker e alla sottrazione di centinaia di milioni di dollari dai wallet dei clienti, sarebbe a tutti gli effetti una truffa. Proprio per questo motivo sarebbe sempre il caso di affidarsi a piattaforme di scambio note e, soprattutto, in possesso dei permessi a poter operare. Non farlo, significa esporsi a grandi rischi, anche alla luce del fatto che molto spesso sono in gioco somme molto consistenti.