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Storia della legge sul divorzio
La legge sul divorzio, date le molteplici divisioni che la sua nascita portò nel paese e nella scena politica in particolare, dovette superare lo scoglio popolare del referendum abrogativo, introdotto anch’esso nel sistema giuridico italiano nello stesso anno (1970).
Il referendum abrogativo sul divorzio si tenne a quattro anni di distanza, nel 1974, e gli italiani si espressero favorevolmente sul far rimanere in vigore la normativa: il divorzio era quindi ormai un diritto riconosciuto dall’ordinamento italiano mentre fino ad allora non erano previste cause di scioglimento del matrimonio.
Quella legge subì una modifica diversi anni dopo, nel 1987, volta a ridurre i tempi necessari all’ottenimento del divorzio; si perché il vulnus della normativa è sempre stato questo, ovvero l’eccessivo dispendio di tempo necessario per arrivare al riconoscimento del divorzio.
Tempi per il divorzio in Italia
Attualmente, senza entrare troppo nei tecnicismi della legge, sono necessari almeno 3 anni per fare richiesta di divorzio: questo è infatti il tempo di separazione tra i coniugi che deve essere trascorso e che fa si che spesso, come avevamo documentato in passato, gli italiani vadano all’estero per ottenere il divorzio trovando condizioni più favorevoli.
Separazione che non è quindi divorzio, come si tende talvolta a credere: la differenza tra separazione e divorzio è che nel primo caso non si tratta di una conclusione definitiva del matrimonio, ma di una sospensione in attesa o di una riconciliazione o di un provvedimento definitivo di divorzio. Quest’ultimo pone invece, in modo definitivo, la parola fine al matrimonio: con il divorzio i due coniugi cambiano il loro status e possono contrarre nuove nozze.
Sulla lunghezza della tempistica per ottenere il divorzio incide anche un altro fattore che è necessario tenere presente, ovvero che il divorzio può avvenire in due differenti modi: congiuntamente (i coniugi sono d’accordo su tutte le condizioni) o giudizialmente (non c’è l’accordo ed uno o entrambi i coniugi presentano ricorso).
Una legge per accorciare i tempi
Tornando all’attualità ed ai due disegni di legge per abbattere i tempi del divorzio presentati in Senato da Roberta Pinotti (Pd) e da Enrico Buemi (Psi), l’obiettivo di portare ad un anno il tempo necessario all’ottenimento del divorzio, eliminando i tre anni di separazione propedeutici a questo, sembra scontrarsi con un paio di difficoltà: la prima, questo abbattimento della tempistica può avvenire solo se è presente la consensualità dei coniugi, ovvero in caso di divorzio congiunto come sopra spiegato.
L’altra grande problematica, che emerge spesso nelle cause di divorzio, è quella legata all’eventuale presenza di figli; prima di sancire il divorzio il giudice deve stabilire che tale allontanamento non sia lesivo di alcuni diritti fondamentali, quale quello ad una vita dignitosa se uno dei due coniugi è più debole da un punto di vista economico e, per l’appunto, quello relativo alla tutela del figlio.
La questione dell’affidamento dei figli
L’affidamento dei figli è un argomento molto delicato e la legge sull’affidamento prevede che in caso di separazione sia proprio il giudice a stabilire a quale dei due coniugi affidare i figli.
In sostanza una legge che abbatta i tempi per l’ottenimento del divorzio, tempi che in Italia sono eccessivi, si può fare ma è necessario piantare alcuni paletti onde evitare un buco nell’acqua e, soprattutto, è fondamentale mettersi bene al riparo da eventuali cavilli, leggi, leggine, ricorsi e quant’altro possa portare, in futuro, a rendere inutile una eventuale normativa.