In questo articolo parliamo di:
Il Cannadibiolo e il suo impatto sulla salute
Negli ultimi tempi si parla molto di delta-8 THC, delta-10 THC e CBD, ovvero cannabidiolo, prodotti che stanno diventando sempre più popolari e che si trovano ovunque: nei negozi di vaporizzatori, nelle stazioni di servizio, nei minimarket e su internet. Un mercato complesso, al punto che non tutti sanno se siano legali, se sia sicuro consumarli e se i loro presunti benefici medicinali siano supportati da studi scientifici.
In linea generale si parla di sostanze che possono avere grandi potenzialità nel campo medico, ma che al contempo presentano anche diverse proprietà psicoattive che portano a più di qualche dubbio in termini di sicurezza. Vediamo nel dettaglio di cosa si parla.
Differenza tra marijuana e canapa
Prima di parlare dei rischi e dei benefici dei prodotti derivati dalla cannabis, è importante fare una distinzione tra marijuana e canapa: la cannabis sativa, la varietà più comune di pianta di cannabis, contiene oltre 100 composti chiamati cannabinoidi. Tra questi, il delta-9-tetraidrocannabinolo, o delta-9 THC, è il cannabinoide più studiato e il principale responsabile degli effetti psicoattivi associati alla marijuana. Al contrario, il CBD, o cannabidiolo, non ha proprietà psicoattive.
Esistono apposite leggi che stabiliscono come le piante di cannabis con una percentuale oltre un certo quantitativo di THC debbano essere considerate marijuana, mentre quelle al di sotto sono considerate canapa (si parla solitamente di percentuale tra lo 0,2 e lo 0,3 %).
L’uso medico del Cbd
Nel 2018, la Food and Drug Administration ha approvato l’uso del CBD estratto dalla pianta di cannabis per il trattamento dell’epilessia. Inoltre, le piante di canapa possono essere utilizzate per sviluppare una varietà di prodotti come tessuti, carta, medicinali, alimenti, mangimi per animali, biocarburanti, plastica biodegradabile e materiali da costruzione.
La cannabis sativa, la varietà più comune della pianta di cannabis, contiene più di 100 composti chiamati cannabinoidi: tra i cannabinoidi più studiati estratti dalla pianta di cannabis vi è il delta-9-tetraidrocannabinolo, o delta-9 THC, che è psicoattivo. Un composto psicoattivo è in grado di influenzare il modo in cui funziona il cervello, alterando l’umore, la consapevolezza, i pensieri, i sentimenti o il comportamento. Il delta-9 THC è il principale cannabinoide responsabile dell’effetto “sballo” associato alla marijuana. Al contrario, il CBD non è psicoattivo.
Quale futuro per le sostanze derivate dalla cannabis?
La differenza chimica tra delta-8, delta-9 e delta-10 THC è la posizione di un doppio legame sulla catena di atomi di carbonio che condividono strutturalmente: il delta-8 ha questo doppio legame sull’ottavo atomo di carbonio della catena, il delta-9 sul nono atomo di carbonio e il delta-10 sul decimo atomo di carbonio. Queste piccole differenze comportano diversi livelli di effetti psicoattivi.
La ricerca e gli studi clinici che utilizzano la marijuana o il delta-9 THC per trattare molte condizioni mediche sono stati ostacolati dalla loro classificazione come sostanze della Tabella 1. Inoltre, le proprietà psicoattive della marijuana e del delta-9 THC creano effetti collaterali sulle funzioni cerebrali; lo sballo ad essi associato fa sentire male alcune persone, o semplicemente odiano la sensazione. Ciò limita la loro utilità nel trattamento dei disturbi clinici.