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Crowdfunding in Italia: evoluzione del settore e criticità

L’idea è piuttosto semplice; consiste nel raccogliere fondi attraverso la collettività per finanziare un qualche progetto. Il termine crowdfunding viene dall’ inglese e sta appunto a significare qualcosa del tipo ‘finanziamento collettivo’.
Un aspetto sul quale si sono concentrate da tempo le attenzioni a livello finanziario vista la difficoltà di accesso al credito classico (per intenderci, quello delle banche) da parte delle aziende, soprattutto medi e o piccole. Ecco perché gli imprenditori ricorrono a forme alternative di credito. Ed ecco perché in Italia ha preso piede il concetto di crowdfunding.
Il tutto è agevolato dal sempre maggiore utilizzo della rete; d’altra parte trascorrendo su internet la maggior parte delle nostre giornate ed essendo sempre più utilizzati i social anche per la comunicazione aziendale, perché non tentare di utilizzare il web per raccogliere fondi finalizzati ad un qualche progetto?
Il progetto deve naturalmente essere appetibile e di interesse per il pubblico; vedi opere pubbliche, restauri o similari. Anche se nel concreto, c’è anche chi è riuscito a finanziare attraverso crowdfunding progetti del tutto personali.

Come funziona il crowdfunding

Un finanziamento dal basso coinvolgendo il più possibile la rete; nel crowdfunding un gruppo di persone investe il proprio denaro per sostenere un progetto di una o più persone o di una organizzazione. Una sorta di microcredito nel quale il web viene impiegato come mezzo per raggiungere i propri scopi.
In rete si possono incontrare domanda e offerta e questo avviene tramite determinate piattaforme appositamente create: si sceglie su quale piattaforma puntare e quindi si va a descrivere quella che è la propria iniziativa da finanziare sperando di ottenere i fondi necessari a realizzarla.
È importante notare che chi vuole finanziare il progetto non va ad acquistare direttamente le proprie quote ma effettua una sorta di prenotazione; soltanto quando il progetto in questione avrà raggiunto la completa copertura prevista, si andrà a versare la quota prenotata in precedenza.
Lo snodo cruciale sta nel riuscire ad convincere i finanziatori a investire nel proprio progetto: in che modo? Promettendo qualcosa in cambio per invogliarli, che sia un abbonamento a una rivista, un libro, un cd ecc… o, più concretamente, andando a premiarli regalando loro l’oggetto per il quale si stanno raccogliendo fondi.
Ad esempio un libro che vorremmo scrivere ma per il quale non abbiamo soldi e decidiamo quindi di dar vita a una campagna di crowdfunding.

Le piattaforme di equity crowdfunding

In Italia attualmente sono presenti 54 piattaforme operative impiegate nel finanziamento dal basso tramite crowdfunding: di queste, 41 sono giItalia-e-crowdfundingà operative mentre 13 sono in fase di lancio. Una crescita sostanziale che certifica il crescente interesse intorno al settore.
In Italia la normativa prevede che sia un soggetto terzo, in questo caso la Consob ovvero l’organo indipendente che vigila sulla Borsa, a concedere l’autorizzazione alla pubblicazione di piattaforme di equity crowdfunding.
Quando si parla di equity crowdfunding si intende una tipologia di crowdfunding che prevede la partecipazione al capitale sociale del’impresa da parte di chi mette i soldi. Attualmente, ed è questo l’aspetto principale della questione, l’ equity crowdfunding è l’unica forma di crowdfunding ad oggi regolamentata in Italia.
La norma italiana prevede tra l’altro che le piattaforme attive possano presentare offerte esclusivamente da parte di aziende che siano start-up innovative, o società che rispettino determinati requisiti.

Crowdfunding e investimenti in Italia

Fin qui la parte teorica; nella pratica cambia tutto. Perché gli investimenti in Italia nel crowdfunding non rispettano le aspettative. Un modello che stenta a decollare perché mancano gli investitori. La parte principale di tutto.
Perché se in Italia ci sono moltissime startup, ovvero aziende innovative, bisognose di accedere al credito così come non mancano piattaforme in grado di organizzare campagne di raccolta fondi, a latitare sono ancora gli investitori. Non certo roba di poco conto.
D’altra parte crowdfunding sta a significare, come detto, investimento da parte della folla; ebbene a mancare, in Italia, è proprio la folla. Un problema che va analizzato tra l’altro da una duplice prospettiva.
Se la mancanza di fondi va chiaramente a inficiare le startup bisognose di credito, al contempo crea effetti negativi anche sulle piattaforme che selezionano queste startup ma che, nel concreto, guadagnano solo se la raccolta fondi va in porto. Altrimenti, lavoro a vuoto.
Ecco quindi che anche le piattaforme rischiano di perdere tempo e soldi; ed ecco quindi il perché delle difficoltà del modello crowdfunding in Italia. Per fare un esempio, di circa 2000 progetti lanciati dalle varie piattaforme in Italia da quando l’ equity crowdfunding è stato regolamentato soltanto il 24% ha raggiunto l’obiettivo. Quindi più del 75% dei progetti lanciati non hanno raggiunto la soglia dei fondi necessaria.

Pubblicato in Focus

Scritto da

Blogger, esperto di web e web marketing

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