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La legge Gasparri e il sistema radiotelevisivo:
La legge n.112 del 3 maggio 2004 porta, come spesso accade, il nome del suo estensore; in questo caso di Maurizio Gasparri, allora ministro delle Comunicazioni del governo Berlusconi secondo.
“Norme di principio in materia di assetto del sistema radiotelevisivo e della RAI-Radiotelevisione italiana Spa, nonché delega al Governo per l’emanazione del testo unico della radiotelevisione“, questo il nome completo della legge n.112 in attuazione della quale venne emanato il noto Testo unico della radiotelevisione.
La legge Gasparri andava a regolamentare il sistema radiotelevisivo italiano e fu approvata dopo un iter piuttosto burrascoso al punto che l’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi rimandò il testo alle Camere per apportare modifiche.
La normativa definitiva andò a modificare le precedenti leggi sulla materia, ovvero la legge Mammì del 1990 e la legge Maccanico del 1997. Le principali questioni regolamentate dalla legge Gasparri furono:
- lo switch-off, ovvero il passaggio dal sistema analogico al digitale terrestre. Fu inizialmente fissato il termine del 31 dicembre 2006, deadline poi rinviata più e più volte al punto che il passaggio definitivo fu concluso nel 2012;
- sistema integrato delle comunicazioni: una norma immaginata per garantire il pluralismo. Si andava ad accorpare televisione, radio, stampa, editoria, internet, cinema e pubblicità all’interno di uno stesso sistema in riferimento al quale nessun soggetto poteva conseguire ricavi superiori al 20% del totale del sistema stesso. Sostanzialmente un sistema economico aggregato capace di riunire i principali settori economici dei mass media;
- titolari di concessioni televisive e partecipazioni in società editrici: un altro paletto posto dalla legge Gasparri. Si andava a prevedere il divieto per i titolari di concessioni ad acquisire, prima della fine dell’anno 2010, partecipazioni in società editrici di quotidiani o a creare ex novo società finalizzate a questo scopo.
Modifiche alla Rai
Uno dei punti più importanti della legge Gasparri fu la modifica alla struttura della Rai: furono ridefiniti i criteri per la nomina dei vertici della tv pubblica prevedendo il consiglio di amministrazione come è attualmente strutturato: ovvero nove membri, in carica per tre anni e rieleggibili una sola volta.
Secondo la legge Gasparri i 9 membri del cda Rai sono eletti dalla Commissione di Vigilanza (7 membri); e dal ministero dell’Economia dopo parare favorevole dei 2/3 della Commissione di Vigilanza (i restanti 2 membri). Il cda Rai ha funzioni di:
- controllo e garanzia;
-
approvazione bilancio, piano finanziario, piano investimenti, politiche del personale, piani di ristrutturazione;
- assegnazione delle risorse economiche e approvazione contratti strategici;
- nomina vicedirettori generali e dirigenti di primo livello.
Legge Gasparri e decreto salvareti
La legge Gasparri era collegata al cosiddetto decreto salvareti n. 352 del 2003; questa normativa andava a consentire a Rete4, tv del gruppo Mediaset e ricollegabile quindi all’allora premier Silvio Berlusconi, di non trasmettere solo in digitale terrestre.
Questo passaggio della legge Gasparri andò a sollevare dubbi da parte dell’opposizione in quanto si riteneva che si voleva favorire proprio l’azienda facente capo a Silvio Berlusconi; la vicenda Rete4 era infatti legata alla battaglia legale da parte di Europa7, emittente televisiva che aveva vinto una concessione tramite una gara del 1997 ma che a seguito della gara stessa non si era vista assegnare le relative frequenze per trasmettere.
Il tutto partendo da una sentenza della Consulta datata 1994 con la quale si andava a sancire che tre reti visibili sul digitale di proprietà del cavaliere Silvio Berlusconi erano troppe e quindi Rete4 doveva cedere le proprie frequenze andando sul satellite.
La vicenda portò ad una lunga serie di ricorsi da parte dell’emittente Europa7 ed è anche per questo che la legge Gasparri subì numerose polemiche poichè fu vista da molti come una mano tesa a Berlusconi.
Altri aspetti della legge Gasparri:
Altri punti regolamentati dalla legge Gasparri furono:
- numero di concessioni o autorizzazioni relativo alle tv locali in base al quale ogni operatore poteva averne fino a 3 in ogni bacino regionale, e fino a sei per regioni anche non limitrofe;
- tutela dei minori, che rafforzava il codice di autoregolamentazione tv-minori con annessa normativa anti-minori di 14 anni negli spot e nei messaggi pubblicitari e prevedeva adeguata pubblicità per le sanzioni inflitte in caso di violazione sia dall’Autorità sia dal comitato di applicazione del codice.
Polemiche e critiche alla legge Gasparri:
La legge Gasparri fu una delle più controverse; la critica maggiore fu quella di essere stata emanata per favorire le reti televisive Mediaset, possedute dall’allora premier Silvio Berlusconi tramite la Finivest, e sfavorire al contempo al concorrenza.
Vi era poi la questione relativa a Rete4 – Europa7 che da molti venne vista come un condono sempre a vantaggio di Silvio Berlusconi in quanto andava a riconoscere il diritto di trasmettere a soggetti privi di titolo abilitativo.
Nel 2007 l’Unione Europea bocciò la Gasparri per ‘assegnazione delle frequenze; Bruxelles invitava l’Italia ad adeguare la propria legislazione alle norme comunitarie ponendo rimedio alle discriminazioni che in base alla stessa legge Gasparri potevano verificarsi nell’assegnazione delle frequenze.
La Commissione europea aprì anche una procedura di infrazione contro l’Italia; provvedimento che è non è poi stato portato avanti per gli impegni presi dal governo e le successive modifiche alle norme.