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Come funziona il Daspo?
Estrapolando le parole dalla registro burocratico, la normativa vieta a chi è colpito di poter accedere a manifestazioni sportive nazionali e talvolta internazionali. Il soggetto che emette il provvedimento, classificato come misura di prevenzione, è il Questore. La durata del provvedimento può andare da un anno a cinque anni secondo le modifiche volute dal decreto Amato del 2007.
La persona colpita deve recarsi presso un ufficio di polizia in concomitanza con la manifestazione sportiva a lui vietata. Viene sempre notificato all’interessato ma, nel caso in cui ad esso si affianchi l’obbligo di comparizione, esso è comunicato anche alla Procura della Repubblica presso il Tribunale competente.
Il Procuratore della Repubblica, entro 48 ore dalla sua notifica all’interessato, ne chiede la convalida al G.i.p. presso il medesimo Tribunale, che deve provvedere entro le successive 48 ore pena la perdita di efficacia. Tuttavia, il Questore può autorizzare l’interessato, in caso di gravi e documentate esigenze, a comunicare per iscritto il luogo in cui questi sia reperibile durante le manifestazioni sportive.
La misura di prevenzione può essere comminata a una persona su semplice denuncia e non dopo una condanna penale. Questa parte del provvedimento è la più contestata dagli ultras, perché ritenuta incostituzionale. Si ricorda anche che il Daspo può essere comminato a un soggetto minorenne, purchè abbia compiuto i 14 anni.
Cenni storici:
Il divieto è nato in Italia con la legge 401 del dicembre 1989 a seguito degli episodi avvenuti il 4 giugno 1989 durante Milan Roma: in quella circostanza un tifoso romanista, Antonio De Falchi, muore a seguito un agguato di un gruppo di tifosi milanisti davanti allo stadio San Siro.
A seguito di quei fatti si richiede l’introduzione di una normativa più stringente; la misura venne messa in atto con la legge 13 dicembre 1989 n. 401 e ad esse seguirono varie norme:
• il Decreto legge 22 dicembre 1994, n.717 e la successiva conversione in L. 24 febbraio 1995, n.45;
• il Decreto legge 20 agosto del 2001, n.336 seguito dalla conversione tramite legge del 19 ottobre 2001, n.377;
• il Decreto legge 24 febbraio 2003, n. 28, convertito dalla legge 24 aprile 2003, n. 88;
• il Decreto legge del 17 agosto 2005, n. 162, con la successiva legge di conversione del 17 ottobre 2005, n. 210 (legge Pisanu);
• il Decreto legge 8 febbraio 2007, n. 8, convertito con la Legge del 4 aprile del 2007, n. 41 (legge Amato).
Le misure del provvedimento sono state di volta in volta rese più stringenti in concomitanza di episodi più o meno gravi; in particolare ad introdurre normative più dure sono state le due modifiche portate da altrettanti ministri degli interni, ovvero quelle introdotte con la Legge Pisanu del 2005; e quelle introdotte con la legge Amato del 2007.
E’ soprattutto dopo la morte dell’ispettore di polizia Filippo Raciti, avvenuta in occasione degli scontri tra tifoserie durante il derby siciliano Catania Palermo del febbraio 2007, che si andarono ad inasprire in maniera sostanziale le misure già previste dalla normativa.
La proposta di Alfano:
L’ultima modifica dunque, è quella risalente a 7 anni fa. Dopo i gravi episodi avvenuti in occasione della finale di Coppa Italia del 3 maggio 2014 tra Napoli e Fiorentina si torna a parlare di provvedimenti più stringenti ed efficaci da mettere in atto.
Nelle ore immediatamente dopo i fatti di Roma, il Ministro dell’Interno Alfano ha proposto di estendere la pena comminabile tramite Daspo oltre i 5 anni attualmente previsti. Si parla di poterne estendere la durata addirittura per tutta la vita: una sorta di ‘ergastolo’ del tifo.
Decreto del 2007 e numeri sul Daspo:
D’altra parte le misure messe in atto fino ad oggi non sembrano aver portato molti risultati: lo si capisce proprio partendo dalla modifica del 2007, ultima in ordine di tempo e considerata la più stringente per combattere episodi di violenza legati al tifo, ma che nel concreto non è riuscita ad evitare episodi come quelli avvenuti in occasione della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina allo stadio Olimpico.
Seppur l’ultimo decreto andava a prevedere misure organizzative per garantire la sicurezza degli impianti, prevenire episodi violenti, punire i colpevoli, oggi siamo di nuovo a chiederci cosa bisogna fare.
Le cifre relative alla lotta al tifo criminale dal 2010 ad oggi sono incoraggianti: si parla di più di 1000 Daspo emessi; di un calo del 48% di feriti da stadio fra le forze dell’ordine e di un 22% fra i cittadini; di un calo degli arresti.
La sera del 3 maggio, tutto queste belle cifre sono state cancellate dall’ennesimo episodio all’ italiana mettendo in evidenza come nemmeno il Daspo sembra essere troppo efficace nel prevenire la violenza legata ad avvenimenti sportivi.
Stefano Fornaro