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Chi è Cesare Battisti e cosa ha fatto
Un terrorista rosso che poi, tramite un’acrobazia dialettica e anche cromatica, è diventato uno scrittore di noir di successo. La storia di Cesare Battisti, nato a Cisterna di Latina 63 anni fa, si snoda negli anni’70, i cosiddetti Anni di Piombo italiani.
Un periodi denso di scontri politici e di ideologie contrapposte in base alle quali diventava, spesso e volentieri, lecito perfino l’omicidio. E Cesare Battisti non sfugge a questa dinamica. Cresciuto in una famiglia di tradizione comunista, verso la metà degli anni ’70 si trasferisce al nord Italia dove aderisce contribuendo anche alla loro fondazione, ai Pac, i Proletari Armati per il Comunismo.
Si parla di una formazione terroristica di estrema sinistra nata in Lombardia, tra le tante sigle di quegli anni tutte inquadrabili nella categoria delle organizzazioni armate. Con Prima Linea e Brigate Rosse, i Proletari Armati per il Comunismo rappresentano le sigle terroristiche di estrema sinistra più note e attive nel paese.
In questi anni Cesare Battisti, che già era stato in carcere per rapina, viene nuovamente arrestato sempre per lo stesso capo di imputazione. È proprio nel carcere di Udine he conosce Arrigo Cavallina, l’ideologo dei Pac.
Gli omicidi di Cesare Battisti
Sono 4 gli omicidi che la giustizia italiana gli attribuisce: quello del maresciallo degli agenti di custodia di Udine, Antonio Santoro, avvenuto il 6 giugno 1978; quello del gioielliere di Milano, Pierluigi Torregiani, che portò anche al ferimento del figlio che resterà paralizzato, il 16 febbraio 1979 (per la giustizia Battisti ha organizzato quel delitto, ma non partecipa all’esecuzione); quello di Lino Sabbadin negoziante di Mestre e militante del Msi avvenuta lo stesso giorno di Torregiani (il 16 febbraio 1979); e quell dell’agente della Digos Andrea Campagna, ucciso a Milano il 19 aprile 1979 da Battisti in persona.
Per questi delitti Cesare Battisti è ritenuto colpevole e condannato all’ergastolo dalla Corte d’assise e d’appello di Milano.
La fuga in Francia e la vita da scrittore
A queste si aggiungono altre condanne: come quella per banda armata, legata ai Pac, in virtù della quale è rinchiuso nel carcere di Frosinone dal quale evade nel 1981. E qui inizia una sorta di ‘altra vita’ per Battisti.
Scappa in Francia dove usufruisce dalla cosiddetta dottrina Mitterand, politica che porta il nome dell’allora presidente socialista francese François Mitterrand e che prevedeva possibilità di emergere dalla clandestinità, nessuna estradizione e libertà di parola per ex terroristi che avessero deciso di ravvedersi.
In sostanza vene concesso diritto d’asilo a tanti ex terroristi. Battisti in Francia inizia a scrivere libri gialli diventando scrittore di successo protetto anche da tanti intellettuali dell’epoca. Il tutto proprio mentre in Italia vanno avanti i processi contri gli Anni di Piombo e la verità inizia ad emergere.
Arresto e fuga in Brasile
Ma tutte le dottrine hanno un inizio e una fine. Anche quella di Mitterand. Siamo nel 2004 e la dottrina è stata abrogata già da un paio di anni. I giudici francesi affermano che Battisti non è un perseguitato e concedono l’estradizione in Italia.
L’ex terrorista però nel frattempo è scappato in Brasile. Nel frattempo la la Corte europea boccia il suo ricorso affermando che Cesare Battisti ha goduto di un processo equo e non è quindi un perseguitato politico.
Nel 2007 viene arrestato in Brasile e la sua vicenda diventa appannaggio delle autorità brasiliane; due anni dopo è Lula, ex sindacalista e allora presidente del Brasile, a concedere lo status di rifugiato a Cesare Battisti. Il tutto giustificato da ‘timore di persecuzioni’ in Italia. Lula rifiuterà poi nel 2010 la richiesta di estradizione in Italia. Decisione che fa discutere anche perché presa dal presidente nell’ultimo giorno del sua mandato, prima di passare la mano a Dilma Rousseff.
Nuova vita in Brasile tra arresti e scarcerazioni
Su richiesta della stesso presidente Dilma Rousseff, nel 2011, la Corte Costituzionale brasiliana fu investita della questione. L’8 giugno del 2011 si arriva alla revoca delle status di rifugiato di Cesare Battisti stabilendo al contempo la non volontà di procedere all’estradizione.
Motivazioni, sempre le stesse; ovvero Battisti avrebbe potuto subire in Italia “persecuzioni a cause delle sue idee”. Scarcerato, l’ex terrorista rosso vola a San Paolo dove si trasferisce; nel tempo chiederà perdono per le vittime degli attentati e ammetterà le proprie “responsabilità politiche” negando, ancora una volta, la partecipazione diretta ad attacchi terroristici. Rifiuterà anche la parola ‘pentimento’.
Nel 2015 Battisti è arrestato dalle autorità brasiliane per l’annullamento del permesso di soggiorno. Viene rilasciato poco dopo.
L’arresto al confine con la Bolivia
Un po’ quanto accaduto nelle ultime ore con l’iniziale arresto al confine di Corumbá per esportazione illegale di valuta mentre era in fuga verso la Bolivia con diversi soldi contanti. Il tutto poche ore dopo la diffusione della notizia di una sua probabile estradizione in Italia. Secondo le Autorità stava cercando di scappare.
Arrestato, Cesare Battisti è stato scarcerato dopo poche ore per decisione del giudice José Marcos Lunardelli e tornato nella sua casa di San Paolo. La decisione del giudice è provvisoria e prevede un impegno da parte di Battisti a comparire una volta al mese in tribunale per dimostrare la sua residenza e giustificare le proprie attività, senza inoltre poter lasciare lo stato di San Paolo.
Cesare Battisti torna (per ora) di nuovo libero. L’ennesimo colpo di scena in perfetta continuità con la storia di questo ex terrorista cui l’Italia non riesce a far scontare le proprie pene da quasi 40 anni.