L’ Articolo 18: cosa prevede lo Statuto dei lavoratori
Lo Statuto dei lavoratori risale agli anni ’70, indubbiamente un’epoca diversa: l’articolo 18 è quello che va a regolamentare il licenziamento illegittimo del lavoratore rappresentando quindi una tutela per il lavoratore stesso introducendo la famosa condizione della giusta causa o giustificato motivo. In sostanza, qualsiasi licenziamento non dovuto a valide ragioni ma soltanto a motivi discriminatori viene automaticamente dichiarato nullo dal giudice che ne stabilisce in reintegro (con eccezioni per le aziende con meno di 15 dipendenti).
Per alcuni, questo ha rappresentato una vittoria importante per tutti i lavoratori; secondo altri invece, ha dotato i sindacati di una vera e propria arma da utilizzare nei confronti dei datori di lavoro e per guadagnare consensi. Con tanti saluti a Marx.
Inoltre, altro fatto quantomeno singolare, le norme contenute nell’articolo 18 non si applicano per i licenziamenti di chi lavora nel sindacato: sembra un paradosso ma è così. C’è una legge del 1990 (n. 108) che stabilisce come siano esonerati dal reintegro dei dipendenti esonerati senza giusta causa “tutti i datori di lavoro che svolgono senza fini di lucro attività di natura politica, sindacale, ricreativa, culturale, di istruzione o religiosa e di culto”. I lavoratori sindacali, udite udite, non sono coperti dall’articolo 18.
Articolo 18 e lavoratori pubblici:
Detto questo, all’interno del dibattito di questi giorni sull’articolo 18 in riferimento all’ipotesi di estenderlo anche ai dipendenti pubblici, appare quantomeno anacronistico ed inadeguato l’arroccamento dei sindacati in difesa di un privilegio che non avrebbe, secondo molti, più ragione di esistere: la diversità di trattamento tra dipendenti pubblici e privati non appare adatta al periodo che si sta vivendo e rischierebbe di creare solo tensione sociale. Oltre a rappresentare una zavorra per il paese. I sindacati in sostanza, dovrebbero adeguarsi alle contingenze attuali ed evitare di mettersi di traverso come spesso nella loro storia.
Naturalmente la verità sta nel mezzo: se non si può sparare a zero su tutti i dipendenti del pubblico impiego ed è necessario garantirli con le giuste tutele è altrettanto importante mettere in atto un avvicinamento a quella che è la normativa attuale del settore privato così da consentire ai meritevoli di andare avanti ed a chi non lo è, viceversa, di andare a casa. Potrebbe essere questo il modo giusto di affrontare la questione mostrando apertura e comprensione di quella che è la crisi in atto.
Se così non dovesse essere, sarebbe tuttavia un segnale forte e di equità se il Governo attuale decidesse comunque di procedere ad una riforma del pubblico impiego estendendo le modifiche all’ articolo già 18 previste per il settore privato.