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Differenze tra Imu e Ici
Questo è lo schema base: dicevamo dei rincari. Le vere novità riguardano due fatti sostanziali: il primo, da quest’ anno si torna a pagare anche sulla prima casa; l’imposta sulla prima casa era infatti stata abolita dal governo Berlusconi nel 2008, provvedimento promesso in fase di campagna elettorale e che portò molti voti all’ex premier. Con il decreto “Salva Italia” del Governo Monti viene reintrodotta l’imposizione sulla prima casa.
L’altra sostanziale novità è che ci saranno aumenti anche per tutti quelli che non hanno mai smesso di pagare, come i negozi ad esempio: fattore che avrà effetti anche indiretti, come spiega Federconsumatori, sulle tasche dei cittadini dato che la rivalutazione in termini di aliquota ed in termini catastali dell’Imu per i locali commerciali e per gli uffici, e la reintroduzione di questa imposta sui casolari agricoli determineranno inevitabilmente un incremento di prezzi e tariffe. Solo per tali ricadute indirette, secondo Federconsumatori ogni famiglia dovrà sborsare 185 euro annui, pari a un incremento dello 0,6% del tasso di inflazione.
Aliquote e rendite catastali
Abbiamo parlato di rivalutazione dell’aliquota e delle rendite catastali; anche queste infatti subiranno un mutamento. Se prima l’aliquota si calcolava sulla rendita catastale rivalutata del 5% e moltiplicata per un fattore diverso a seconda dell’immobile, con l’introduzione delle nuove misure tutti i moltiplicatori saranno aumentati: si passa da 160 per gli appartamenti (era 100), a 140 per laboratori (era 100 anche questo), 80 per uffici (50 il precedente), 60 per i capannoni (da 50) e 55 per i negozi (partiva da 34).
Per quel che riguarda le aliquote, il decreto reintroduce l’imposizione sulla prima casa al 0,4% (con possibilità di variabilità pari allo 0,2%) e fissa il resto 0,76% con 0,3% di variabilità. Facendo un esempio pratico, per una prima casa si deve rivalutare la rendita catastale del 5%, quindi su questo valore si deve applicare l’aliquota del 4 per mille (che è però la soglia minima prevista dal governo, i comuni la possono anche aumentare fino al 6 per mille).
Detrazioni per la prima casa
Da segnalare che la prima casa, quella di abitazione, può beneficiare di una detrazione fissa di 200 euro, più 50 euro per ciascun figlio (fino a 26 anni d’età) che compone la famiglia. Sono già diverse le città nelle quali l’Imu subirà un sostanziale aumento: a partire da Torino, dove arriverà al 6 per mille; Milano, dove non sarà toccata l’ Imu sulle prime case ma a risentirne fortemente saranno le seconde, gli esercizi commerciali, le imprese, i capannoni, per i quali è previsto di raggiungere l’aliquota massima; Roma soprattutto, dove l’idea è di attestarsi al 5 per mille per le prime abitazioni (rispetto al 4 per mille dell’aliquota base), mentre sarà salatissimo il conto per le seconde case: raggiungeranno il massimo, come da dichiarazioni del sindaco Alemanno. “Sicuramente l’aliquota Imu sulla seconda casa la aumenteremo del 3 per mille, quindi del massimo possibile, portandola al 10,6 per mille.”
Le città con l’aliquota più alta
Anche altre città stanno pensando o hanno già deciso di innalzare il più possibile l’aliquota sulla seconda casa: da Torino (9,8 per mille) a Genova (10,6) passando per Firenze (9,6 e 10,6 per mille sulle seconde case sfitte), Caserta (10,6), Monza (8,4) e molte altre.
Aumenti sostanziali che i cittadini si preparano a pagare e che peseranno sulle nostre tasche in maniera diretta ed anche indiretta, come da analisi Federconsumatori: un aggravio medio di 590 euro all’anno a famiglia e che, a giudicare dalle misure in via di definizione, potrebbe non essere l’ultimo. Ai cittadini come sempre, non resta altro che pagare.