In questo articolo parliamo di:
Liceità o illiceità di una pubblicazione:
Un tentativo di regolamentare la rete che, fino ad oggi, a qualsiasi tipo di regolamentazione era invece sembrata immune e che giunge a sei mesi dalla delibera AGCOM 668/2010/CONS “Lineamenti di provvedimento concernente l’esercizio delle competenze dell’Autorità nell’attività di tutela del diritto di autore sulle reti di comunicazione elettronica” adottata lo scorso 17 dicembre 2010.
In sostanza sarebbe l’Agcom stessa a regolamentare il settore e a valutare la liceità o meno di una pubblicazione, fatto che, secondo molti, rappresenterebbe una vera e propria incongruità per quella che dovrebbe essere una istituzione amministrativa e che si troverebbe in questo caso a giudicare e, eventualmente, a sanzionare.
Tra l’altro, come molti hanno sottolineato, l’Agcom è si un’ Autorità che dovrebbe essere indipendente da ogni tipo di interesse soprattutto politico; ma in Italia i membri di queste Authorities sono nominati dal Governo in carica e solitamente finiscono per rappresentare in maniera impeccabile il ‘peso’che i vari partiti hanno all’interno del Parlamento: i commissari Agcom sono eletti infatti per metà dalla Camera dei deputati e per metà dal Senato della Repubblica mentre il presidente è proposto direttamente dal Presidente del Consiglio. Tutte queste nomine devono in ultima istanza ricevere l’investiture dal Presidente della Repubblica.
Ulteriore elemento che lascia perplessi è dato dalla ampia mole di richieste di rimozione dei contenuti che potrebbero potenzialmente giungere all’Autorità e la cui effettiva espletazione è tutt’altro che scontata.
Dubbi sul ruolo dell’ Agcom:
In buona sostanza, tutti aspetti critici di un provvedimento che non convince in pieno, e che sono stati sottolineati da più parti anche ad opera di esperti del settore: Juan Carlos De Martin, docente del Dipartimento di Automatica Informatica del Politecnico di Torino, negli scorsi giorni ha evidenziato più di una perplessità in un intervento apparso su La Stampa:
“Anche ammettendo che l’Agcom abbia tali poteri sanzionatori su questa specifica materia e trascurando per il momento gli aspetti pratici (è in grado l’Agcom di gestire potenzialmente migliaia di richieste di intervento?), concentriamoci sulla modalità – amministrativa invece che giudiziaria. Perché il passaggio da un giudice, in pieno contraddittorio e con tutte le garanzie del caso, è indispensabile?”
Qui si punta ancora l’attenzione sulla possibilità per una autorità amministrativa di valutare se una pubblicazione e lecita o meno evidenziando come un organo più competente a livello decisionale sarebbe preferibile.
Procedura di rimozione contenuti costosa e inutile:
Sulla stessa frequenza d’onda è un altro esperto in materia, Guido Scorza, che arriva finanche a teorizzare una sorta di “una disobbedienza civile al contrario che valga ad inondare le scrivanie, fisiche e virtuali, dell’Autorità di centinaia di migliaia di richieste di rimozione ogni mese così da far comprendere all’Autorità che la procedura ideata è costosa ed inutile e, auspicabilmente, indurla a desistere dal proprio intendimento.”
Anche in questa caso si punta quindi l’indice sulle eventuali problematiche derivanti da una serie corposa di richieste di rimozione contenuti che andrebbero inevitabilmente ad ingolfare il meccanismo proposto.
Tuttavia c’è anche chi è favorevole alla nascita di una normativa che vada a garantire maggiormente il diritto d’autore in internet e combatta la pirateria: negli scorsi giorni addirittura il Dipartimento al Commercio Usa, nel suo rapporto sui Paesi ad alto tasso di pirateria, ha incoraggiato l’Italia ad assicurare che Agcom adotti e implementi con urgenza le regole per creare un efficace meccanismo contro la pirateria internet.
Censura alla rete o giusta difesa del diritto d’autore?
Così come lo stesso presidente dell’Agcom, Corrado Calabrò, ha sottolineato come prima di giudicare “sarebbe preferibile aspettare di conoscerne prima il testo che sarà reso pubblico il 6 luglio. Si vedrà che molte ombre sono fugate e che qualcuno si è scagliato contro i mulini a vento.” In sostanza si starebbe facendo molto rumore per nulla.
Al 6 luglio manca ormai poco, di qui a quella data i cittadini interessati alla questione aspetteranno, come consuetudine italiana, divisi tra fazioni distinte: da una parte c’è chi è pronto a scendere in piazza scorgendo in questo provvedimento un tentativo di censura della rete e visto anche il processo di libertà di circolazione di contenuti cui ormai si è giunti e che difficilmente si potrà cancellare.
Dalla parte opposta si trova chi, invece, ritiene sia giusto difendere i diritti d’autore anche nell’ambito della rete, per quanto trattasi di un campo molto differente dai crismi del ‘vecchio’ cartaceo e, anche in virtù di questo, più sfuggente ad ogni tentativo di regolamentazione.