Online dal 2009 - I primi a portare la cronaca sul web

Investimenti in startup innovative: tutto quello che c’e da sapere

startup innovative

L’investimento in startup innovative rappresenta una opzione molto allettante e potenzialmente redditizia del panorama finanziario contemporaneo. Al riguardo, però, data la natura intrinsecamente rischiosa di queste imprese nascenti, è fondamentale comprendere a fondo quando e a chi convenga realmente allocare capitali in questo settore.

Generalmente, infatti, l’investimento in startup innovative è più adatto a investitori istituzionali, come fondi di venture capital, business angel network, corporate venture capital, che hanno le risorse e l’esperienza per effettuare analisi approfondite e gestire portafogli diversificati di queste realtà imprenditoriali, e a investitori privati sofisticati, ovvero individui con un’elevata capacità finanziaria, una buona conoscenza del mondo degli affari e una propensione al rischio elevata.

Potrebbe invece essere sconsigliabile per investitori con bassa tolleranza al rischio o con necessità di liquidità a breve termine. Di seguito i fattori chiave da considerare per valutare la convenienza di tali investimenti.

Cos’è una start up innovativa

Prima di approfondire gli elementi determinanti per decidere se investire o meno in una start up innovativa, è bene riassumere il significato di questa definizione.

Con startup innovativa si intende un’impresa di recente costituzione (solitamente meno di 5 anni) che mira a sviluppare, produrre e commercializzare prodotti o servizi ad alto valore tecnologico o innovativo.

Caratteristiche distintive includono un forte orientamento alla crescita, un modello di business scalabile e spesso un elevato potenziale dirompente nel mercato di riferimento. In Italia, godono di un regime normativo speciale che prevede agevolazioni fiscali e semplificazioni burocratiche per favorirne lo sviluppo.

Il potenziale di crescita e innovazione

Il principale elemento di attrattività delle startup innovative risiede nel loro elevato potenziale di crescita e nella capacità di introdurre sul mercato soluzioni, prodotti o servizi disruptive. Le aziende in oggetto sono spesso basate su tecnologie all’avanguardia o su modelli di business inediti, possono crescere rapidamente e generare rendimenti significativi per gli investitori. Tuttavia, non tutte le idee innovative si traducono in successo commerciale.

Al riguardo, è fondamentale analizzare attentamente il mercato di riferimento, la validità della proposta di valore, il vantaggio competitivo rispetto ai concorrenti esistenti e la scalabilità del modello di business, facendo riferimento a fonti autorevoli come report di venture capital, analisi di mercato di società di consulenza e studi accademici sull’innovazione.

Il team fondatore e la sua competenza

Un altro fattore critico nel determinare la convenienza di un investimento in una startup è la qualità e la competenza del team fondatore. Un team solido, con competenze complementari, esperienza nel settore di riferimento, una forte visione e la capacità di execution, aumenta significativamente le probabilità di successo dell’impresa. Gli investitori esperti dedicano una parte considerevole della loro due diligence alla valutazione di questo aspetto, analizzando il loro track record, la loro capacità di attrarre talenti, la loro resilienza di fronte alle difficoltà e la loro coesione. Interviste dirette con i fondatori e referenze professionali sono strumenti essenziali in questa fase.

La fase di sviluppo

Il momento in cui si decide di investire è un’altra variabile da considerare con massima cura. Le startup attraversano diverse fasi di sviluppo, ognuna con un profilo di rischio e rendimento differente

  1. La Seed Stage è la fase iniziale, spesso basata su un’idea o un prototipo. Il rischio è elevatissimo, ma il potenziale di rendimento, in caso di successo, è massimo. Si passa poi alla Early Stage, quando l’azienda ha validato il suo prodotto/servizio e sta iniziando a generare ricavi. Il rischio è ancora alto, ma inferiore alla fase precedente.
  2. Nella Growth Stage, la startup sta scalando il suo business e cercando di espandere la sua quota di mercato. Il rischio diminuisce progressivamente, ma anche il potenziale di rendimento atteso.
  3. L’ultima fase è la Late Stage, nella quale l’attività è vicina alla maturità o a un’eventuale exit strategy, come l’acquisizione. Il rischio è il più basso, ma i rendimenti potenziali sono generalmente più contenuti.

Come intuibile, la convenienza dell’investimento dipende dal profilo di rischio dell’investitore, dall’orizzonte temporale dell’investimento e dalla sua strategia complessiva. Investire in fasi più precoci offre un potenziale di rendimento maggiore ma comporta un rischio significativamente più elevato di fallimento e viceversa.

La valutazione della startup

Determinare il giusto valore di una startup è un processo complesso e spesso soggettivo, soprattutto nelle fasi iniziali in cui non ci sono ancora ricavi significativi. Metodi di valutazione comuni possono essere l’analisi di comparabili (aziende simili che hanno raccolto capitali o sono state acquisite), il metodo del discounted cash flow (DCF), il metodo del venture capital e l’utilizzo di metriche specifiche per il settore di riferimento.

Una valutazione eccessiva può ridurre significativamente il potenziale di rendimento per l’investitore e, per questo è prioritario comprendere a fondo i criteri di valutazione utilizzati e confrontarli con le dinamiche del mercato, servendosi di report di settore e piattaforme specializzate che possono suggerire anche gli investimenti migliori a seconda del proprio profilo finanziario.

La diversificazione del portafoglio

Come detto in precedenza, allocare capitali in startup innovative è intrinsecamente rischioso, con un tasso di fallimento elevato. Per mitigare questo rischio, è fondamentale adottare una strategia di diversificazione del portafoglio, investendo in un numero adeguato di startup in settori diversi e in fasi di sviluppo differenti, così da poter compensare le eventuali perdite con i successi di altre attività.

Inoltre, questa tipologia di investimento è generalmente illiquida e richiede un orizzonte temporale di medio-lungo termine (dai 5 ai 10 anni o anche più). Il ritorno si materializza tipicamente in occasione di un evento di liquidità, come un’acquisizione da parte di un’azienda più grande o un’offerta pubblica d’acquisto, avendo quindi la capacità e la possibilità di immobilizzare il capitale per un periodo prolungato senza pregiudicare la sostenibilità finanziaria.

La due diligence

Prima di impegnare capitali, è imprescindibile condurre una due diligence approfondita sulla startup. Questo processo di verifica coinvolge l’analisi di tutti gli aspetti rilevanti dell’azienda, tra cui il modello di business, il mercato, la concorrenza, il team, la tecnologia, la proprietà intellettuale, la situazione finanziaria e gli aspetti legali.

Tale fase non può essere in nessun modo saltata in quanto aiuta a identificare i rischi potenziali e a valutare la reale opportunità di investimento.

Matteo Di Medio

Giornalista - Content Manager presso Linking Agency; Caporedattore e Autore presso Giocopulito.it e Influentpeople.it

Leggi anche