È una crisi economica che non accenna a diminuire quella che è esplosa a livello globale nel 2008 e che ancora sferza gran parte dei paesi; compresa l’Italia.
C’è chi parla addirittura di una nuova e più sostanziosa crisi alle porte, più dura di quella di otto anni fa; ovviamente la speranza è che si tratti solo di cassandre che vengano smentite.
Certo è che nel nostro paese, pur tra qualche spiraglio di luce, il cielo è ancora piuttosto scuro. E questo malgrado i messaggi di speranza diffusi da alcuni politici.
Di recente ad esempio il ministro dell’Economia Padoan ha parlato di debito italiano che nel 2015 si sarebbe stabilizzato azzardando la previsione relativa a un 2016 in cui, per la prima volta, si dovrebbe ridurre.
Il tutto proprio mentre l’agenzia di rating Fitch, che le si voglia o meno dar credito, ha tagliato le previsioni di crescita per il nostro paese relative al 2016 retrocedendole dall’ 1,3% all’ 1%.
E per chi non volesse dar credito ad una agenzia di rating, le stesse stime europee sull’Italia prendono la stessa deriva: sono in calo dall’ 1,7% all’ 1,5%.
In questo articolo parliamo di:
Come la crisi si riflette sugli investimenti:
Ovviamente questa crisi economica di livello globale ha influito anche sul mondo degli investimenti. D’altra parte tutto è interconnesso e i mercati, come noto, risentono ampiamente di ogni tipo di scossone.
Prendiamo il petrolio ad esempio: un settore che per decenni ha fatto da traino per l’economia e che ha intrapreso da tempo una deriva negativa che non accenna a mutare e che ha portato molte multinazionali del settore sull’orlo del baratro. E gli investitori?
Chi aveva già puntato su questo prodotto è andato ovviamente a gambe all’aria; da quando è iniziato il crollo del prezzo in molti hanno tentato di speculare sperando in una risalita futura.
E con l’oro nero ai minimi storici non sono in pochi quelli che scommettono su una risalita. Anche questo è il mondo degli investimenti. Puntare su un asset quando è in caduta libera sperando in un’inversione di tendenza.
Tutti i settori toccati dalla crisi:
Il petrolio è ovviamente l’esempio più evidente. Ma stessa sorte è toccata ad altri prodotti sui quali solitamente si punta per investire. Anche il tanto inseguito oro, bene rifugio per eccellenza e per questo molto amato dagli italiani, ha vissuto oscillazioni sostanziali.
I fondi di investimento sono ormai poco remunerativi e ad alto rischio; i Bot, altro prodotto molto apprezzato qui in Italia, offrono rendimenti ai minimi storici. Cosa rimane?
Ci sarebbe il mercato immobiliare; le case continuano a deprezzarsi e forse per questo chi ha liquidità può pensare di investirla su un immobile. Ma non è più il mercato di una volta, ovviamente.
È normale che in un contesto del genere si tentino strade alternative per gli investimenti. Abbiamo parlato in passato del trading online e di come, proprio con la crisi, l’interesse degli utenti sia aumentato.
Trading online e investimenti alternativi:
Quello del trading online è un mercato a rischio ma che nel tempo è riuscito a proporsi nel modo giusto per attirarsi consensi. Basti pensare che in passato questo strumento era solo per le grandi aziende mentre ora è diventato molto popolare e fruibile anche investendo poche centinaia di euro.
Fattore che ha contribuito all’enorme successo delle piattaforme di intermediazione anche tra gli utenti italiani. Sul mercato nostrano sono in molte a contendersi la piazza; alcune, come avatrade.it, operano da tantissimi anni a testimonianza del grande riscontro tra gli investitori italiani.
Certo si tratta di un prodotto a rischio; così come rischiosi sono altri investimenti alternativi ai tradizionali: quali hedge fund (i famigerati fondi speculativi); fondi immobiliari; commodity (i cosiddetti beni indifferenziati); venture capital (l’apporto di capitale di rischio da parte di un investitore per finanziare l’avvio o la crescita di un’attività in settori ad elevato potenziale di sviluppo).
Tutti strumenti nati a seguito della crisi economica e del crollo dei prodotti tradizionali e che, nella realtà dei fatti, altro non fanno che alimentare il rimpianto verso quelli che erano gli strumenti finanziari del passato.