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Violenza sulle donne: l’Associazione Artemisia a Paola (Cs)

Riconoscere la violenza e affrontarla in quanto tale, recuperare la propria vita e cercare di andare avanti. Nonostante tutto.
La violenza è un fenomeno culturale come la mafia e come la mafia il peggior nemico è la parola. Bisogna parlarne, soltanto in questo modo diventerà patrimonio comune e suo identikit. Soltanto parlandone diventerà facile riconoscerla prima che diventi cronica. Il paragone tra violenza e mafia è ardito ma non azzardato. Come la mafia anche la violenza soffre di omertà. Non parlare non significa starne fuori, significa esercitare violenza.”
L’avvocato Rosangela Cassano è la Presidente dell’Associazione Artemisia Gentileschi e con queste parole cariche di significato ha aperto un dibattito sulla violenza di genere, tenutosi il 28 novembre nel Chiostro di Sant’Agostino, a Paola. Parlare e affrontare la fenomenologia della violenza anche dopo il 25 novembre, Giornata Internazionale per l’eliminazione della Violenza contro le Donne.
Il ricco tavolo di presidenza, moderato e coordinato dall’Avvocato Rosangela Cassano e dalla Dottoressa Simona Nigro, ha dato giusta importanza e attenzione ad ogni relatore intervenuto. Assente l’Onorevole Monica Cirinnà che non ha fatto mancare alla neonata associazione, al suo primo debutto in pubblico, il proprio sostegno.

L’associazione Artemisia

La presidente – Avvocato Rosangela Cassano- e la Vicepresidente – D.ssa Simona Nigro- hanno deciso di dare questo nome alla loro associazione in onore della pittrice Artemisia Gentileschi, una della prime donne della storia a ribellarsi al suo stupratore, sottoponendosi a un processo che nel 1600 era disonorevole più per l’aggredita che per l’aggressore, pur di arrivare a far valere la verità.
Dalla violenza psicologica a quella fisica, fino agli orfani di femminicidio. Ospite speciale Vera Squatrito, madre di Giordana Di Stefano, uccisa dal suo ex compagno. Di seguito le dichiarazioni che abbiamo raccolto direttamente da lei:

 

 

È una storia triste quella di Giordana Di Stefano, una storia simile a tutte le altre. Quella di una ragazza uccisa a soli 20 anni il 7 ottobre 2015.

La storia di Giordana Di Stefano uccisa dall’ex compagno

L’ex compagno di Giordana Di Stefano, Luca Priolo, ventiquattrenne nonché padre di sua figlia, le ha tolto la vita con quarantadue coltellate (https://www.gqitalia.it/underground/2017/10/06/lamore-tragico-di-giordana-di-stefano/). I due non andavano più d’accordo e i loro rapporti si erano incrinati vertiginosamente. Il giorno in cui è morta Giordana, si sarebbe dovuta svolgere l’udienza preliminare per la denuncia di stalking presentata dalla ragazza contro il suo ex compagno.
Luca Priolo, fortemente sospettato del delitto, è stato fermato a Milano dopo una lunga fuga in procinto di prendere un treno diretto all’estero. Le forze dell’ordine sono arrivate a lui seguendo l’auto e grazie a una sua disattenzione: aveva infatti inviato un sms al padre da un cellulare recuperato da un passante scrivendo “Sono nei guai, non lasciarmi solo. Ho bisogno di soldi e ho bisogno di voi”. La figlia di Giordana ha perso il cognome del padre e oggi è affidata alla nonna materna- Vera.

La battaglia della madre di Giordana Di Stefano

Luca Priolo il 7 novembre 2017 è stato condannato a trenta anni – rito abbreviato – con il massimo della pena e con tutte le aggravanti riconosciute: crudeltà, premeditazione, capacità di intendere e volere.
La signora Vera Squatrito, con eleganza e dignità, porta il suo dolore. Ne ha fatto una battaglia di vita e ha spiegato come il suo impegno giornaliero nelle scuole è per onorare la memoria della figlia. Una bellissima ragazza che amava ballare. Una ragazza piena di vita che ha deciso di denunciare il suo ex e che per questo è stata massacrata.
Una storia che inevitabilmente ci riporta al tema degli “orfani speciali”, le vittime secondarie di queste violenze: i figli di vittime di femminicidio. Giordana ha lasciato una bambina che oggi ha sei anni e come ha ricordato la nonna, più volte le chiede dove sia la mamma. Inevitabilmente il pensiero della nonna materna è di terrore e paura per la nipote, immaginando il giorno in cui il padre uscirà dal carcere.

Numeri sulla violenza contro le donne in Italia

Nei primi 6 mesi del 2017 sono state uccise 48 donne e 30 bambini sono rimasti orfani. Le leggi non offrono la giusta tutela alle donne vittime di violenze, di stalking o molestie. Per denunciare e far si che si arrivi a una pena certa o per bloccare il molestatore, ci vogliono i fatti.
Concretezza delle prove e attendibilità delle stesse. Certezza della pena per chi commette violenza, denunce prese in carico seriamente e non minimizzate, giudici che siano preparati alla gestione di questi casi. ll tema della violenza contro le donne va analizzato inserendolo nel ben più ampio scenario della posizione delle donne oggi nella società italiana: donne che ancora stentano a essere indipendenti economicamente, in particolare al sud; donne che di conseguenza spesso rinunciano alla maternità; donne che soffrono di un divario salariale consistente: il tema delle pari opportunità trattato come capita nei vari paesi europei.
Bisogna fare rete ed essere uniti tutti contro un crimine che purtroppo sembra non voler abbandonare le cronache giornaliere. In Italia non mancano le leggi per combattere la violenza contro le donne, disciplina ulteriormente rafforzata dal Decreto Legge 93 del 2013 sulla violenza di genere, convertito nella Legge 119 del 15 ottobre 2013. Ciò che è necessario è una vera rivoluzione culturale.

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Scritto da

Calabrese, testarda e con la passione per il giornalismo.

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