La signora di Venezia che sfida Bossi:
E la signora Lucia Massarotto va oltremodo fiera del suo tricolore che sfida incurante le ire di Umberto Bossi e dei suoi accoliti e che l’ha portata a ricevere negli anni anche qualche minaccia al punto da costringere le forze dell’ordine a sorvegliare la sua casa. Naturalmente, queste ripetute performances non hanno mancato di conferirle simpatie da più parti oltre a svariati attestati di stima.
In futuro, però, quel tricolore potrebbe non sventolare più in quel luogo: il proprietario dell’appartamento che detiene in affitto, infatti, le ha aumentato la cifra da pagare mensilmente (da 600 a 900 euro), creandole una condizione finanziaria insostenibile che l’ha già costretta alla partecipazione ad un bando del comune di Venezia per l’assegnazione di un alloggio popolare.
Come la signora Massarotto ha ricordato in una recente intervista, infatti, il suo stipendia si aggira all’incirca intorno ai 1000 euro il che le impedirà di mantenere la sua attuale abitazione.
E’ certamente un peccato, per lei, rinunciare a sorbirsi ed a contrastare gli insulti del popolo padano che ormai costituivano una consuetudine ad ogni raduno. Così come dovrà rinunciare alla partecipazione solidale di chi invece condivide il suo stesso amore per il tricolore.
L’invito a buttare il Tricolore nel cesso:
A rendere famosa questa Lucia veneziana era stato lo stesso Bossi in persona, che nel 1997 aveva esternato delle invettive contro di lei (con i modi piuttosto rozzi che lo contraddistinguono), invitandola a mettere la sua bandiera nel cesso.
E’ stata accusata sempre di mettere in atto una provocazione bella e buona nei confronti dei padani. Semplice manifestazione di un dissenso più che esprimibile, questa è stata ogni volta la sua risposta. Lucia infatti ben sapeva come reagire alle stupidagini di cui era bersaglio: così come sapeva di appartenere ad una “patria” ben diversa da quella inventata dai leghisti.
Si rifaceva, insomma, a Fènelon, che nella sua opera ‘Dialogo dei morti’ scrisse: “La patria d’un maiale è dappertutto dove ci sono ghiande”.