Tricopigmentazione: come funziona?
La tricopigmentazione, come si può leggere su sito www.tricopigmentazione.org, si basa sulla pigmentazione della cute, quindi sul ricorso a pigmenti di colore da depositare direttamente sotto la cute. Il posizionamento di piccoli depositi di pigmento avviene direttamente negli strati più superficiali del derma superiore del cuoio capelluto. Ogni singolo deposito ha l’obiettivo di replicare un singolo follicolo pilifero rasato.
In sostanza si replica una capigliatura ad effetto rasato, quindi con capelli corti, andando a simulare fedelmente la tonalità di colore dei capelli naturali che sono ancora presenti. Mischiare i capelli reali, naturali, ancora presenti sul capo, con altri che vengono sostanzialmente disegnati; ecco l’essenza della tricopigmentazione.
Difetti della tricopigmentazione
Un trattamento che si sta imponendo tra i rimedi contro la perdita dei capelli, pur se con alcuni limiti che si palesano. Gli effetti non sempre sono naturali, a fare la differenza è la bravura del professionista che opera, la tipologia di pigmenti utilizzati, il livello di gravità della situazione del singolo paziente. Con la tricopigmentazione è possibile nascondere anche cicatrici presenti sul cuoio capelluto, magari residui di interventi di chirurgia come nel caso di trapianto di capelli.
L’intervento viene svolto con un macchinario che ricorda quello utilizzato dai tatuatori; l’effetto non è definitivo in quanto dopo alcuni mesi potrebbe scolorire e causare inestetismo. Ecco allora che il colore tende a scomparire con il passare dei mesi, quello che il paziente può fare è sottoporsi a interventi di richiamo periodici.
In caso contrario, con risultati definitivi, si dovrebbe restare tutta la vita con il medesimo colore in testa, anche quando i capelli naturali tendono a diventare bianchi; oppure optare per rimozione del trattamento, come accade nel caso della rimozione dei tatuaggi tradizionali con interventi dolorosi e costosi.