La tassa di concessione governativa sui cellulari:
La tassa di concessione governativa sui cellulari, un onere periodico applicato sugli abbonamenti, è un contributo che i titolari dei contratti di telefonia mobile devono corrispondere allo Stato: la tassa fu introdotta dal D.L. 13 maggio 1991, n. 151, art. 3, conv. in L. 12 luglio 1991, n. 202 recante “Provvedimenti urgenti per la finanza pubblica”.
Si era ad inizio degli anni ’90 e si viaggiava speditamente verso quello che, di lì a poco, sarebbe diventato un vero e proprio boom dei telefoni cellulari che sarebbero passati da bene di lusso, appannaggio di pochi fortunati, ad un vero e proprio bene popolare trasversalmente diffuso. Lo Stato naturalmente fiutò il business e non si fece trovare impreparato.
Da allora chiunque possiede un abbonamento di telefonia mobile deve corrispondere una tassa (che va alle società telefoniche per il pagamento dell’utilizzo delle frequenze) che attualmente corrisponde a 12,91 euro al mese per contratti di telefonia ad uso business, e 5,16 euro al mese per gli utenti privati; la tassa era stata introdotto poiché, in quel periodo, i cellulari venivano ancora considerati beni di lusso e grazie a quella tassa lo Stato italiano intasca 91 milioni di euro l’anno.
Una tassa illegittima?
Da quando è stata introdotta, la tassa di concessione governativa sui telefonini cellulari ha costantemente creato dibattito e prese di posizioni contrapposte: diverse associazioni di consumatori hanno, nel corso degli anni, tentato di far si che la tassa venisse dichiarata illegittima e fosse di conseguenza abolita.
Alla base di questa convinzione sull’illegittimità del tributo vi è il fatto che il mercato delle telecomunicazioni mobili è oramai privatizzato e liberalizzato e di conseguenza dovrebbe essere decaduto il presupposto della correttezza della tassa di concessione governativa. Contro questa posizione si è espressa nel 2012 la stessa Corte di Cassazione (più volte intervenuta a dirimere la questione) sancendo che la tassa era legittima e che andava pagata.
La novità dell’ordine del giorno a firma Lega Nord sulla abolizione della tassa di concessione governativa per i telefonini cellulari è quindi musica per le orecchie dei consumatori e delle associazioni a loro difesa; che sicuramente non vedrebbero premiata a pieno la loro battaglia sulla illegittimità del tributo ma che, per altre vie, potrebbero comunque felicitarsi per la cancellazione dell’ onere.
Ed intanto c’è già chi si proietta ancora più avanti; se il provvedimento dovesse essere approvato, secondo alcuni potrebbero esserci in vista una serie di richieste per il rimborso delle tasse versate in questi anni. Due sentenze del 2011 della Commissione Tributaria Regionale del Veneto avevano infatti definitivamente sancito l’illegittimità della tassa di concessione governativa su cellulari; tassa che, in base alla sentenza, era stata abrogata otto anni fa dal Codice delle comunicazioni elettroniche ma che era stata comunque applicata. Nel caso, sono molti i cittadini che potrebbero tentare di rivalersi sullo Stato a colpi di ricorsi e Class action.