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La storia di Lucia Anibali:
La storia di Lucia Annibali è un percorso di salite e ostacoli. Tre anni in cui la giovane avvocatessa di Urbino ha dovuto fare i conti con le cicatrici e il dolore causato dal suo ex compagno, anch’esso avvocato.
Tutto è cominciato nel 2013 quando Luca Varani, all’epoca fidanzato di Lucia Annibali, non accettava la decisione della ragazza di troncare la loro storia e decise di fargliela pagare. Meritava una punizione per l’ennesimo rifiuto a un nuovo riavvicinamento tra i due. Lucia Annibali non voleva.
Aveva scoperto che il suo uomo, quello che le diceva di amarla, aveva una compagna dalla quale stava per avere un figlio. Non accettava di perderla. Ecco perché il 16 aprile 2013, con l’aiuto di due complici albanesi, Rubin Ago Talaban e Altistin Precetaj, pianificò la terribile aggressione ai danni della sua ex.
I due aspettarono la donna sul pianerottolo di casa e le gettarono acido solforico addosso. Acido che le ha completamente bruciato il viso, ma non la voglia di combattere.
Il processo a carico dell’ex fidanzato:
Nel processo di primo grado con rito abbreviato, nel marzo del 2014, Luca Varani viene condannato a venti anni, pena massima chiesta dall’accusa mentre quattordici anni ai due albanesi, esecutori materiali dell’aggressione.
Nel gennaio 2015, in appello, viene confermata la condanna a venti anni di reclusione a Luca Varani. Ridotta da quattordici a dodici anni la pena per Altistin Precetaj e Rubin Taleban, assoldati dall’uomo per sfregiare la sua ex.
17 interventi per ricostruire il volto sfregiato dall’acido:
Tre anni dopo c’è una donna nuova. Diciassette interventi, tanto dolore e una forza d’animo che non le ha permesso di arrendersi. Una donna caparbia che viene insignita nel marzo 2014 del titolo di Cavaliere al merito della Repubblica Italiana, dall’allora capo dello stato Giorgio Napolitano.
Una donna forte e generosa, che ha deciso di non nascondersi ma piuttosto di mostrare il suo volto segnato dalle ferite, per far capire che si può ricominciare.
Una donna che in questi mesi è stata da sostegno per Stefano Savi e Pietro Barbini, i ragazzi sfregiati da Alexander Boettcher e Martina Levato, mediaticamente definiti “coppia dell’acido”.
La decisione di scrivere un libro con la sua storia:
Una donna che è cresciuta, come confermato da lei stessa durante le innumerevoli interviste. Una guerriera che deciso di usare la sua storia per parlare dell’amore che diventa violenza, ossessione e che si trasforma in una trappola.
Una voglia di raccontare la sua storia confluita nel libro “Io ci sono, la mia storia di non amore”, scritto a quattro mani con la giornalista Giusi Fasano. Poco più di 200 pagine in cui ripercorre la storia con quell’uomo, racconta il suo percorso personale e di rinascita dopo l’aggressione e dell’acido che minuto dopo minuto le scioglieva il viso.
Una donna tenace che per la sua forza è diventata un esempio e che ora, dopo aver curato le sue ferite, vuole solo riprendersi la sua vita.