La storia di Chiara Insidioso e Maurizio Falcioni
Era una diciannovenne ancora piena di sogni e di speranze quando conosce Maurizio Falcioni e se ne innamora. Il ragazzo, 15 anni più grande di lei, non è ben visto in paese e in particolare dal padre della ragazza che conoscendo il tipo violento cerca di impedire la relazione.
Ma questo atteggiamento fa si che Chiara frequenti ancora di più quel ragazzo. E così i due, nel novembre del 2013 vanno a vivere insieme a Casal Bernocchi, poco lontano da Roma. Il 3 febbraio 2014 Maurizio Falcioni torna a casa e dopo una furiosa litigata con la ragazza, probabilmente sotto effetto di droga, si sfoga dandole calci e pugni fino a ridurla in fin di vita, in un lago di sangue.
Non sopportava l’idea che la ragazza volesse lasciarlo. Allertati dai vicini, i carabinieri capiscono che non si tratta di una semplice caduta e decidono di non credere all’uomo. La ragazza viene allora trasferita all’Ospedale San Camillo di Roma in condizioni critiche. Nelle ore successive al ricovero subisce più interventi, ma quando entra in sala operatoria è già in stato comatoso.
Chiara ridotta a vegetale: e la Corte di Appello sconta la pena
Undici mesi di angoscia in cui i medici dicono chiaramente al padre che la ragazza potrebbe non sopravvivere o addirittura restare un vegetale. Oggi Chiara è viva ma su una sedia a rotelle. È invalida.
Imputato per tentato omicidio e maltrattamenti Maurizio Falcioni è stato condannato a 16 anni dalla Corte di Appello di Roma dopo che in primo grado il Gup aveva dato venti anni di reclusione. Maurizio Falcioni un anno fa ha scelto il rito abbreviato, che prevede la riduzione di un terzo della pena.
In quell’aula della cittadina giudiziaria di Piazzale Clodio in molti hanno urlato “vergogna, vergogna” e in tanti hanno espresso sgomento e incomprensione alla lettura della sentenza.
Falcioni però, all’inizio dell’udienza, ha chiesto scusa a Chiara per il suo gesto. Vere o no che siano di certo non risolvono le cose. Questa ragazza purtroppo è destinata a vivere su una sedia a rotelle. Non riesce a parlare e muove solo due dita di una mano, lui invece se tutto va bene nel 2030 uscirà dal carcere.
Come può vivere un padre in attesa della giustizia divina? Ai posteri l’ardua sentenza. Forse.