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Riscatto Laurea: cosa prevede la nuova legge

Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto contenente le norme sul Reddito di Cittadinanza e Quota 100. Se queste sono le parti più note del provvedimento, tanto da aver già spinto una parte dell’opposizione a pronunciarsi per una raccolta di firme in vista di un referendum per l’abolizione del primo, va anche sottolineato come il decreto vada a ritoccare una tematica non secondaria, ovvero il riscatto della laurea.
Come è noto, infatti, sino a questo momento chi voleva provvedere in tal senso, in modo da poter aggiungere gli anni di studio al proprio ruolino contributivo, era costretto a sottoporsi ad uno sforzo finanziario di non poco conto, previo versamento di cifre nell’ordine delle migliaia di euro. Uno sforzo talmente impegnativo da spingere non poche persone interessate a rinunciare. Proprio per questo da più parti si erano levate voci tendenti a cercare di risolvere un problema evidente.

Quanto costa riscattare la laurea

Il decreto liquidato dal CdM si è incaricato di sanare almeno parzialmente la situazione, dando vita ad una normativa che risulta notevolmente più vantaggiosa per questa particolare platea, in particolare per chi abbia meno di 45 anni e abbia iniziato a lavorare dopo il 1996.
Chi rientra in questa categoria potrà infatti godere della detrazione del 50% sul riscatto degli anni in questione. Per effetto di quanto disposto nel decreto, quindi, l’ammontare necessario per ogni anno di contributi da riscattare si posizionerà a quota 5.241,30 euro. Si tratta di una modifica molto impegnativa, se si pensa che in base alle rilevazioni compiute dalla Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro, un lavoratore che non abbia superato i 45 anni di età e che guadagna 40mila euro all’anno avrebbe dovuto versare con il precedente regime 13.200 euro per ognuno degli anni da riscattare.
Proprio per aiutare gli interessati a farsi una idea della convenienza dell’operazione, l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale ha peraltro provveduto a predisporre una sezione apposita, nella quale si può entrare grazie alle proprie credenziali.

Chi potrà riscattare la laurea?

Il provvedimento in questione, che fa parte del corposo capitolo dedicato alla cosiddetta “pace contributiva”, riguarda una platea non proprio secondaria. Prendendo come base i dati che sono stati forniti dall’istituto, nel corso del triennio 2016-18 sono stati oltre 62mila coloro che hanno avanzato una richiesta in tal senso, con solo 28mila domande accolte.
Va infine sottolineato come non tutti i titoli universitari diano la possibilità di accedere ai vantaggi del decreto, che riguarda la laurea triennale, quella quadriennale e il diploma universitario conseguito dopo due o tre anni e il diploma di specializzazione posteriore alla conclusione degli studi universitari. Anche il dottorato di ricerca consente di rientrare nella platea dei beneficiari, a patto che l’interessato abbia provveduto a versare la relativa contribuzione.

Cosa cambia per i lavoratori

Il provvedimento in questione riveste notevole importanza, proprio in considerazione della platea che potrà usufruirne. Si tratta per la stragrande maggioranza di lavoratori che proprio per il fatto di aver iniziato il loro cammino lavorativo dopo il 1996 si vedranno applicare come metodo di calcolo per la pensione il sistema integralmente contributivo, più sfavorevole rispetto al retributivo.
Inoltre molti di loro sono ulteriormente gravati dal fatto di aver magari potuto lavorare in maniera discontinua, rischiando perciò di andare a riposo molto tardi.

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