Africani in fuga dai loro paesi in rivolta:
In estrema sintesi, molti cittadini del nord Africa fuggono dai loro paesi in rivolta e cercano rifugio ed asilo in Italia. La durata dello stato di emergenza allora decretato era stata prolungata fino al 31 dicembre 2012.
A quelle persone veniva riconosciuto lo status di rifugiati: un rifugiato, lo ricordiamo, è una persona fuggita o espulsa dal paese in cui ha residenza abituale e che non può o non vuole tornarvi per il timore di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o per le loro opinioni politiche. In questi casi, si può richiedere asilo nel nostro paese presentando una domanda di riconoscimento dello “status di rifugiato” (Il problema dei rifugiati: un meccanismo da migliorare).
Tornando alla questione attuale ed al rischio che ne potrebbe derivare proprio in virtù di quanto detto fin qui, il problema è quello relativo allo scadere (31 dicembre 2012) dello stato di emergenza dichiarato il 12 febbraio 2011; situazione che potrebbe portare, a decorrere dal primo giorno dell’anno nuovo, ad una nuova emergenza. Vale a dire, oltre 17.000 profughi che si ritroveranno in mezzo alla strada, in condizioni di degrado quando non di irregolarità.
I rifugiati giunti nel nostro territorio in occasione dell’emergenze del febbraio 2011 erano stati ospitati in strutture di accoglienza quali alberghi, centri della rete associativa, strutture comunali, appartamenti, caserme ecc… distribuite nelle varie regioni italiane. Dal 1 gennaio, tali strutture di accoglienza approntate in quella circostanza finiranno i fondi e chiuderanno i battenti. Cosa succederà ai rifugiati?
Le strutture di accoglienza per l’emergenza chiuderanno a breve:
Secondo molti il rischio concreto è che dal 1 gennaio la maggior parte di queste persone si ritroverà per strada senza accesso ad un reale percorso di integrazione; è quanto ritengono ad esempio Medici per i Diritti Umani (MEDU), Naga e Cittadini del Mondo, ovvero associazioni che prestano assistenza socio-sanitaria ai migranti forzati (richiedenti asilo, rifugiati e profughi in transito verso altri paesi europei).
Sentendo queste associazioni il rischio sarebbe concreto e questi immigrati, una volta in mezzo ad una strada, potrebbero irrimediabilmente finire per trovarsi senza punti di riferimento andando a gravare esclusivamente sui Comuni delle grandi aree metropolitane, già di per sè in difficoltà nel gestire l’accoglienza ordinaria dei rifugiati.
E, ma questo lo aggiungiamo noi, con il concreto rischio di cadere nell’irregolarità totale e di conseguenza nel degrado più assoluto, come avevamo certificato in passato (Nuovi profughi afghani nel degrado di Ostiense) per casi simili; condizioni che, spesso e volentieri, sono l’anticamera di comportamenti fuori legge.
Dal 1 gennaio tutti questi rifugiati (a meno di provvedimenti ad hoc) potrebbero ritrovarsi in un limbo: molti non potranno infatti far ritorno nei loro paesi di origine; allo stesso tempo tuttavia, non avranno nemmeno i requisiti adeguati per ottenere un permesso di soggiorno. Risultato, rischiano di diventare irregolari sul nostro territorio salvo provvedimenti specifici in direzione opposta, quali ad esempio quello (caldeggiato da Caritas e Consiglio italiano per i rifugiati) di concedere a tutti e senza distinzioni un permesso umanitario.
In sostanza come si sarà compreso, si tratta di un problema reale da affrontare nel modo più efficace possible per evitare una bomba sociale che potrebbe avere effetti piuttosto diffusi sul nostro territorio.