La democrazia è questa: prendere o lasciare
La democrazia, ci dicono, funziona così; prendere o lasciare. Senza ulteriori reclami, pena vedersi riproporre la solita solfa, probabilmente anche giusta, sui nostri antenati che si sono sacrificati ed hanno dato la loro vita per imporre la democrazia.
Oltre che l’ammonimento a ricordare quello che c’era stato prima della democrazia, fattore da usare come deterrente dato che il pericolo di una riproposizione del passato è sempre presente lì dietro l’angolo ed allora bisogna guardare avanti; se poi qualcuno osa affermare che in fondo le cose, andando a rivedere la storia dei 65 anni di Repubblica, non sono poi così migliorate, viene accusato di anti-storicismo o, peggio, di non rispettare la Costituzione o magari anche di eversione ai danni dello stato. Ed allora, dato che questo attualmente passa il convento, viva la democrazia; con i suoi pro ed i suoi contro.
Tornando alle elezioni, se per un certo verso queste segnano la continuità con il passato e confermano l’idiosincrasia tipicamente nostrana al cambiamento, dall’altro una spaccatura con il passato l’hanno evidenziata; quantomeno per alcuni aspetti. Per il Partito Democratico, ad esempio; la grottesca farsa relativa alla candidatura di Marini prima e di Prodi poi, entrambi impallinati dal fuoco ‘amico’, ha segnato per il Pd una svolta che appare definitiva.
Rielezione di Napolitano: l’ 8 settembre del Pd
Per certi aspetti la vicenda dell’elezione del Presidente della Repubblica è stata una sorta di 8 Settembre del Pd; rivisto e traslato ma con alcuni tratti caratteristici di quella vicenda storica. Chi, sabato 20 aprile, è andato dormire da elettore del Pd, si è risvegliato il giorno seguente nella confusione più totale, non sapendo da che parte stare; e, forse, rendendosi conto (ma questo vale solo per chi ha maggiormente marcata la facoltà dell’autocritica) di essere stato, per vent’ anni, ‘diversamente (ed involontariamente) sostenitore’ del Pdl. Una stampella per il tanto odiato Berlusconi. Niente di peggio, immaginiamo, per un elettore del Partito Democratico.
Anche perché, da questa elezione sconclusionata e per certi aspetti farsesca, ad uscirne rinvigorito è proprio il Pdl nella figura del suo leader Berlusconi; che incassata la botta della perdita di ben sei milioni di voti nelle ultime elezioni, vede ora il partito rivale bruciarsi per auto combustione e guarda già avanti. Ovvero, alla formazione del governo che, a lume di naso, sarà all’insegna dell’inciucio e del compromesso più bieco.
Ma poco importa perchè il concetto di compromesso è, nel vocabolario politico italiano, una parola sentita ed abusata; che in passato fu proprio un compromesso tra le cause (o almeno così ci è stato fatto credere) dell’uccisione di Aldo Moro, è roba che non conta adesso. Il compromesso di oggi mette tutti d’accordo e vede finanche esponenti della destra più agguerrita esultare per la rielezione di un ex comunista alla presidenza della Repubblica. Scherzi del destino o semplicemente un’evoluzione storica; è la democrazia, bellezza.