Gesto di un disperato
Si tratta di un cameriere che lavora per una società che ha in appalto il bar all’interno di Palazzo San Macuto; le stesse forze dell’ordine avevano ipotizzato sin da subito che si trattava di una persona che conosceva molto bene l’edificio data la facilità con la quale aveva agito.
Un uomo di 38 anni con due figli e diversi problemi economici. Questo il ritratto del rapinatore. “L’ho fatto perché ci servivano i soldi, non riuscivo a pagare le bollette, sono disperato.” Sono state le parole con il quale l’uomo ha cercato di spiegare le ragioni del suo gesto. Gesto che palesa una disperazione di fondo e che sempre più spesso vede protagonisti anche semplici padri di famiglia; come in questo caso.
Probabilmente l’autore della rapina non ha scelto bene il bersaglio. Perché, a giudicare dalle testimonianze di alcuni dipendenti che hanno assistito alla scena, non appena è avvenuta la rapina si è scatenata una vera e propria caccia all’uomo con forze dell’ordine appartenenti a vari corpi subito allertate per trovare il colpevole. Una solerzia forse dettata dall’importanza del luogo che era stato profanato.
Tentativo maldestro
Tornando alla rapina, l’uomo è stato tradito dalla sua non esperienza nel campo e da alcuni movimenti maldestri; come quello di essersi tolto la maschera di carnevale che indossava non appena acciuffato il bottino di 11mila euro. Gesto che ha permesso a diversi dipendenti di riconoscerlo.
Così come la fuga, passata per i corridoi interni della sede della commissione Antimafia, ha reso più facile risalire alle generalità del rapinatore. La conferma è arrivata dalle immagini delle telecamere. Un gesto di un disperato non andato a buon fine anche per la goffagine di tutta l’operazione.