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Divorzio: paga sempre il padre
A denunciarlo sono le associazioni che si occupano di famiglia, supportate dai risultati cui è giunta sull’argomento anche la ricerca sociologica: in Italia è andata consolidandosi una prassi giudiziaria che privilegia le madri quali unico punto di riferimento educativo. Vale a dire che nella stragrande maggioranza dei casi l’assegnazione dei figli e della casa va alla madre, con tutte le conseguenze del caso. Ovviamente parliamo di padri che vorrebbero essere presenti ma che, a causa di una legge che alimenta i pregiudizi e di una mentalità antiquata e discriminatoria, non possono esserlo.
Uno dei problemi principali che risente dei vuoti legislativi vigenti è da imputare ai sentimenti di rabbia delle madri verso i loro ex coniugi, che le porta in molti casi ad ostacolare la partecipazione dei padri alla vita dei figli: madri arrabbiate a volte saboterebbero gli sforzi fatti dai padri per visitare i loro bambini.
A far luce su questo aspetto poco conosciuto della questione sono sempre le associazioni e le organizzazioni no-profit, come ad esempio quella dei “Papà separati” che si occupa della tutela dei diritti dei figli nella separazione. Questa Onlus, come molte altre, è nata per difendere i diritti dei figli ad avere rapporti costanti ed assidui con entrambi i genitori, anche con quello non affidatario, onde evitare vuoti affettivi e disorientamenti morali e psicologici che possono essere molto dannosi per lo sviluppo equilibrato della personalità.
Sempre più uomini separati finiscono in povertà
Come riporta lo statuto dell’associazione “potrebbero sembrare concetti ovvi, quasi scontati, ma purtroppo non lo sono affatto nonostante la Convenzione internazionale sui diritti dei minori, sottoscritta anche dall’Italia, preveda la continuità, la regolarità e l’assiduità del rapporto padre- figli. Tale convenzione in realtà viene disattesa ed ignorata per una persistente abitudine a privilegiare, in modo del tutto antidemocratico, il ruolo della madre”.
Nonostante la legge sull’affidamento condiviso con la sua approvazione abbia segnato una trasformazione particolarmente importante per la storia del costume e del diritto di famiglia nella nostra nazione (riconoscendo l’importanza del rispetto e della presenza delle responsabilità educative da parte di entrambi i genitori) la medesima legge viene tradita quasi sistematicamente in fase di applicazione.
In poche parole le norme introdotte portano ad un concetto moderno di genitorialità che spesso resta però disatteso nella pratica, nei casi in cui i padri vengono ridotti al ruolo di semplice fonte economica.
L’ultima conferma e denuncia in tal senso è della Caritas: nei dormitori, così come nelle mense, aumentano gli uomini separati ridotti in povertà. L’emergenza è reale se pensiamo che i dati Istat nel 2008 hanno rilevato 286 separazioni e 179 divorzi ogni 1.000 matrimoni: rispetto al 1995 i divorzi sono praticamente raddoppiati e le separazioni aumentate di una volta e mezza.
Mancanza di equità tra uomo e donna
Dal punto di vista sociologico la mancanza di parità nel considerare equamente entrambe le forme genitoriali risiede nella presenza di stereotipi e pregiudizi culturali che attribuiscono alla figura paterna un ruolo da sempre subalterno, nonostante la presenza maschile del padre risulti scientificamente fondamentale nel compimento della piena e sana identità di un figlio.
Queste sono cioè tematiche assenti dall’interesse collettivo, a meno che non siano i soliti gesti eclatanti riportati dalla tv a suscitare l’interesse del circuito tradizionale dei media e quindi la riflessione del grande pubblico.