In questo articolo parliamo di:
Costo unitario di aghi e siringhe nella Sanità pubblica:
Secondo l’esito di questa gara da oggi, siringhe ed aghi avranno il medesimo costo in tutte le aziende sanitarie pubbliche di ciascuna regione italiana. La gara in questione va a prevedere una spesa annua di 150 milioni per tutte le tipologie di aghi e siringhe acquistate dalla Pubblica Amministrazione.
Andando a vedere il costo unitario di una tradizionale siringa per iniezioni, si parla quindi di una cifra che oscilla tra gli 0,049 e 0,063 euro a pezzo. La differenza è riferita alla misura della siringa stessa. Tale cifra prevede quindi un ribasso del 70% circa rispetto alla base d’asta di partenza che era fissata tra i 4,9 e i 6,3 centesimi di euro. Con i nuovi prezzi si dovrebbe andare quindi a risparmiare fino al 70%.
Sono state 11 le aziende che hanno presentato le proprie offerte tra le quali, ovviamente, si è andati a scegliere quella più vantaggiosa.
Gare autonome, ma nei limiti dei prezzi decisi dalla Consip:
Una gara piuttosto lunga e articolata, come hanno tenuto a precisare dalla stessa Consip, che si è focalizzata sull’esigenza di fornire prodotti di massima qualità così da dotare la sanità pubblica di aghi e siringhe standard e di livello alto.
Ovviamente il passaggio più importante è legato al fatto di essere riusciti ad eliminare le differenze di prezzo, spesso anche piuttosto nette, che da sempre si registravano tra una regione ed un’altra.
Ogni singola amministrazione potrà adesso acquistare dalle aziende fornitrici che si sono aggiudicate la gara circa 850 milioni di siringhe (corrispondente ad una cifra di 42 milioni di euro), che rappresentano il 50% del fabbisogno annuo.
Le amministrazioni che vorranno indire una gara in modo autonomo dovranno, comunque, rispettare queste cifre e restare all’interno dei prezzi definiti dalla gara Consip.
Storia dei costi standard e sprechi italiani:
Un provvedimento che, come detto, nasce da lontano: dall’esigenza di uniformare i costi della sanità italiana. Un meccanismo perverso, spesso caratterizzato da giri di affari poco chiari che portava l’Asl di una regione a pagare, ad esempio, 199 euro per un inserto tibiale; mentre per la stessa protesi un’altra regione spendeva quasi 2.500 euro.
O, per restare sul tema delle siringhe, in passato si era assistito al fenomeno che vedeva la regione Piemonte pagarle 50 centesimi ciascuna; e la regione Sicilia spendere 1 euro per 1 siringa. Il doppio.
È da quasi un decennio che si sente parlare dei cosiddetti costi standard nella sanità; andare, per l’appunto, ad uniformare i prezzi da asl ad asl per l’acquisto del medesimo prodotto partendo anche dal fatto che la sanità pubblica assorbe il 75% dei bilanci di ogni singola regione.
Ed allora capire per cosa e come si spende e cercare di risparmiare è un’esigenza fondamentale per la collettività.
Quasi 10 anni di tentativi andati male:
La prima volta fu nel 2009 con la legge 42 “Delega al Governo in materia di federalismo fiscale”; il meccanismo utilizzato in Italia per allocare risorse alla sanità si basava infatti sula cosiddetta ‘spesa storica’, ovvero partire da quanto una regione aveva speso per erogare determinati servizi e stabilire su questa cifra l’importo di quanto quella stessa regione doveva ricevere.
Proprio dalla legge in materia di federalismo fiscale era nata l’idea di introdurre i costi standard. Un modello di quantificazione delle risorse del Fondo Sanitario Nazionale da trasferire alle singole Regioni sulla base di costi individuati a priori; e che le regioni stesse, a loro volte, vanno a distribuire i soldi a soggetti del settore come ospedali e cliniche.
Con l’obiettivo finale, quello raggiunto ora dalla gara della Consip: adeguare i costi sanitari di tutte le regioni ad uno standard che risulti essere efficiente e virtuoso. Quindi senza sprechi e con standard qualitativi elevati. Ci si augura che questa sia, finalmente, la volta buona.