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Perché il prezzo dei carburanti non scende:
La prima ragione che vale in questi casi, o almeno la motivazione che le grandi compagnie petrolifere adducono in scenari come quello attuale, è la tempistica. Occorre tempo.
In sostanza, il crollo del prezzo del petrolio cui stiamo assistendo in questi mesi non potrebbe, secondo le compagnie, avere un riflesso immediato sul prezzo finale alla pompa. Quindi per vedere i prezzi dei carburanti scendere in modo un po’ più adeguato alla discesa del costo del petrolio bisognerebbe attendere almeno alcuni mesi; quelli necessari per far si che il prodotto raffinato presente nei distributori sia quello che ha usufruito dei prezzi a ribasso per l’ acquisto della materia prima.
Solo una questione di tempo quindi? Nei prossimi mesi il prezzo dei carburanti si adeguerà ai ribassi sostanziali del prezzo di acquisto del petrolio di queste settimane? Questo non è ancora dato sapersi, per il momento possiamo al massimo essere scettici date le precedenti esperienze in materia; non sarebbe infatti la prima volta in cui il petrolio segue una deriva al ribasso di un certo tipo e i prezzi dei carburanti subiscono diminuzioni molto più flebili.
Certo è che su questa disparità di prezzi, quello del petrolio e quello della benzina, influiscono anche altri fattori tristemente noti per chi conosce la situazione italiana.
La componente fiscale sul prezzo finale della benzina:
A pesare sulla mancata discesa dei prezzi della benzina è la solita questione della componente fiscale. Le immancabili tasse. Sui carburanti pesano enormemente una marea di tasse che non consentono al prezzo finale dei carburanti di diminuire sostanzialmente.
Sul prezzo al dettaglio dei carburanti la componente fiscale è di circa il 70%. Andando a scomporre il prezzo finale dei carburanti per capire come si arriva a stabilire il costo della benzina, soltanto una percentuale minore attestabile all’incirca al 35% del prezzo sarebbe riconducibile al prezzo internazionale del petrolio.
Vi è poi una componente sostanziale, circa il 60% del prezzo finale, che va fatta risalire alla tassazione tra Iva e accise varie. Quello che rimane, una percentuale attestabile all’incirca in un 7 – 8%, serve a remunerare la filiera distributiva. Ecco perché i distributori di benzina sarebbero, in questa situazione, i meno responsabili. I loro margini di guadagno sono piuttosto esigui e quindi sul prezzo finale della benzina il loro peso è pressochè nullo.
Il prezzo della benzina in Italia
Per tutte queste componenti, tasse e accise varie su tutte, il prezzo della benzina in Italia non può scendere di pari passo con quello del petrolio. Secondo i calcoli di Nomisma Energia, società indipendente di ricerca in campo energetico e ambientale, tenendo conto dell’ andamento dei prezzi del petrolio negli ultimi 24 mesi il prezzo effettivo della benzina e del gasolio in Italia sarebbe più alto di circa 6 centesimi rispetto a quello che dovrebbe essere il prezzo ottimale dei carburanti.
Detto di questa deriva che penalizza, come sempre, il consumatore, da segnalare che i valori registrati sul prezzo finale alla pompa negli ultimi giorni, soprattutto a cavallo dell’epifania, hanno fatto registrare ulteriori cali: si parla di discesa più o meno generalizzata tra 1 e 2 centesimi al litro un po’ ovunque. Ancora troppo poco per quella che è la contingenza attuale.