Corrado Passera: una carriera da banchiere e politico
Rimanendo sul punto, Passera presidente (tecnico, stile Mario Monti) del Consiglio, si può senz’altro affermare che nel bel Paese c’è spazio per tutto e anche per tutti. Che qui l’America l’han trovata in tanti e qui hanno realizzato per l’appunto il sogno “ammmerigano”. Comunque, quello che frega gli italiani è la loro smaccata passione per il melodramma e per l’umorismo. E poi, soprattutto, la generosità: un posto da primo ministro, nel bel Paese, non lo si nega a nessuno. E Corrado Passera è qualcuno fin da quando era piccolo. Quindi, figurarsi adesso.
Il nostro giovane ex ministro dell’Industria era già in pista di decollo quando, nelle vesti di Alice (per intenderci quella con gli occhioni grandi e blu del paese delle meraviglie) chiedeva ai petrolieri, quelli noti nella business community per essere agnellini facili da tosare, di rinunciare al 4% del loro fatturato. Euro più euro meno.
Lo chiese con passione e questa è la parte melodrammatica e soprattutto sembrava credere di aver ottenuto il risultato e questa è la parte umoristica. Perfetto: pronto a tutti gli effetti per diventare anche lui primo ministro. E inoltre è anche indagato per reati fiscali, guarda il caso. Ma anche questo è normale: un primo ministro con bagatelle penali non sarebbe la prima volta. Anche se il precedente sarà difficile eguagliare. Immaginarsi superare.
Finalmente si avrà un primo ministro con gli occhioni: grandemente grandi, innocentemente innocenti e ingenuamente ingenui e comunque sempre pronti ad essere sgranati dalla sorpresa.
Corrado Passera peraltro ha molte altre carte nella sua manica. E’ partito come tecnocrate (e questo senz’altro piace ai mercati) poi è sembrato vicino ai cattolici di Comunione e Liberazione, deinde si è spostato un pochino per essere nei pressi di quelli del forum di Todi, anche se i cattolici in politica (in particolare quelli amici di Dismas il ladrone buono del Golgota) di tanto in tanto dimostrano di avere un cuore, quindi qualche vicinanza con la Cei (il Vaticano apprezza sempre questi movimenti che di solito sono forieri di quattrini) e infine, penultima tappa, è stato sostenitore dell’operazione Monti dalla quale si è dissociato senza tante spiegazioni.
Si dice che volesse una lista unica con Casini e Fini, anziché le tre che si sono presentate, che se l’avesse spuntata lui avremmo ancora il secondo in parlamento e il primo a fare il galletto. Mentre invece adesso, uno non c’è più e l’altro è un po’ malconcio.
Ambizioni da presidente del Consiglio?
Gli ultimi due mesi Corrado Passera li ha passati sottotraccia, apparentemente, in riposo. Anche se il telefono cellulare e internet riescono a far sentire vicini anche quelli più lontani. Comunque adesso pare essere in pole position per una nuova avventura tecnica. E questa volta in proprio, di facciata, e conto terzi di sostanza. Che nel bel Paese se ogni fesseria non viene replicata almeno un paio di volte non si è contenti.
E nei due blocchi, ché quello di Monti conta come il due di coppe quando la briscola è bastoni, hanno bisogno di tempo per capire il che fare, rimescolare le carte e provare a logorare, secondo vecchi schemi, o cercare di comprare, secondo pratiche più recenti ma da sempre ben note, alcuni del Movimento 5 Stelle.
Questa volta però sarà un po’ più difficile. Non perché quelli del M5S siano tutti dei Saint-Just, che magari qualche amico della palude lo si troverà anche lì ma semplicemente perché qualcosa si dovrà pur cedere e qualche riformuccia sarà da fare che il solo spauracchio delle questioni euro-economiche con il loro strascico di tasse e tagli non saranno sufficienti a tenere tranquilli gli italici. Che hanno paura, dopo tanti sacrifici di doversi tenere pure i cocci lasciati di una classe politica disastrata. Che neanche pagherà il danno.
Che Corrado Passera pensi bene alle sue ambizioni anche perché un nuovo seggio da senatore a vita questa volta proprio non c’è.