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Un provvedimento contro le telefonate inopportune
Cominciamo da una buona notizia. Il disegno di legge sembra puntare con vigore verso una pratica, quella delle telefonate commerciali, che tutti noi abbiamo, purtroppo, sperimentato più volte nella nostra quotidianità.
Evitare di essere subissati da telefonate commerciali dei vari call center nelle ore più svariate del giorno e della sera è d’altronde un auspicio ben condivisibile e difficilmente contestabile. Peccato solo che un simile provvedimento potrebbe essere in grado di determinare ben più di qualche malumore tra le società che gestiscono i call center, dove trovano lavoro decine di migliaia di giovani e meno giovani.
E se vi state domandando per quale motivo il contenuto del disegno di legge potrebbe determinare qualche crisi occupazionale, probabilmente siete già giunti alla risposta…
Un prefisso unico per il telemarketing
All’interno delle azioni previste dal documento contro il telemarketing selvaggio vi è infatti l’istituzione di un prefisso unico per tutti i call center, finalizzato esplicitamente a rendere riconoscibile il mittente della chiamata commerciale, e permettendo così al destinatario di poter scegliere di non rispondere, se non desidera farlo.
Un’altra novità del disegno è l’allargamento delle potenzialità del registro delle opposizioni, al quale potranno iscriversi anche i numeri mobili, oltre a quelli fissi; e sia quelli presenti nell’elenco abbonati sia quelli che non sono presenti in esso.
Con l’iscrizione si potrà inoltre cancellare ex post qualsiasi assenso dato in precedenza: chi violerà le regole andrà incontro a pesanti sanzioni, con multe fino a 250 mila euro e la revoca dell’autorizzazione al servizio.
Tornando al prefisso unico, considerando che probabilmente la stragrande maggioranza dei destinatari sceglierà di non rispondere alla chiamata, il pericolo è che le telefonate con proposte commerciali andranno a risultare quasi totalmente inevase, con conseguente perdita di efficacia delle azioni di telemarketing e, dunque, la chiusura di qualcuna (o molte) delle strutture che si occupano di tali azioni.
Le lamentele di Assocontact
In tale ambito, prova ad evitare il peggio Assocontact, l’associazione che rappresenta le società che gestiscono i servizi di contact center. Per l’associazione, infatti, non solamente il prefisso unico non risolverà il problema del telemarketing selvaggio, bensì le chiamate con le proposte commerciali finiranno ad essere mescolate con quelle realmente moleste, determinando così il già anticipato grave danno per l’operatore telefonico, che non potrà più essere posto nelle giuste condizioni per poter svolgere con regolarità il proprio lavoro.
Con tale appello Assocontact spera di contribuire affinchè il disegno di legge non passi indenne anche alla Camera.
Quanti posti di lavoro a rischio nei Call Center?
Se così fosse, stimano dall’associazione, i posti di lavoro a rischio potrebbero essere anche più di 20 mila, con ovvie conseguenze su un mercato occupazionale in lenta e faticosa ripresa.
Si determinerebbe inoltre uno spostamento degli investimenti dalle attività di telemarketing verso altri canali di vendita, generando una conseguenza “naturale” a un provvedimento che Assocontact afferma essere il modo più sbagliato per affrontare un problema pur esistente.
Il presidente di Assocontact, Paolo Sarzana, lamenta in tal proposito che la Commissione Lavori Pubblici non ha voluto tenere conto delle proposte a suo tempo formulate, ribadendo che l’ente è pronto a collaborare con le associazioni dei consumatori, con gli operatori e con i committenti nelle sedi istituzionali più opportune per poter risolvere il problema delle chiamate moleste.
A difesa delle proprie azioni, Assocontact afferma inoltre che l’approvazione del codice etico (avvenuta nel 2016) ha già condotto a buoni risultati per regolamentare in modo più congruo le attività di telemarketing; e che il disegno di legge arriva proprio poco dopo che le parti sindacali hanno siglato un accordo con la stessa Assocontact e con le associazioni di categoria per cercare di sviluppare positivamente le condizioni dei lavoratori che appartengono a tale settore.