La legge sul voto per le persone down:
Ricordiamo che, da un punto di visto legislativo, la questione è regolamentata nel seguente modo: le persone con sindrome di Down, come tutte le persone con disabilità intellettiva, acquisiscono con la maggiore età gli stessi diritti e doveri di tutti i cittadini, primo fra tutti quello di voto.
Esse devono entrare in cabina elettorale da sole (spesso si è convinti del contrario e si pensa sia indispensabile la presenza di un accompagnatore) e non possono ricorrere all’opportunità del Voto Assistito, circostanza prevista esclusivamente in presenza di impedimenti di carattere fisico riconducibili a cecità, amputazioni delle mani, paralisi degli arti superiori o da altro impedimento di analoga gravità, a meno che ovviamente non presentino tali condizioni. (art. 55 e 56, Testo Unico delle Leggi Elettorali D.P.R. 30 marzo 1957, n 361 e successive modifiche e, per le elezioni amministrative art. 41, D.P.R. 16 maggio 1960 n. 570).
Stessi diritti (e ci mancherebbe altro) da un punto di vista legislativo; ma la questione qui è un’altra. Si tratta infatti di sensibilizzare i partiti politici ad elaborare programmi chiari con parole semplici per aiutare questi cittadini a formarsi una propria opinione che sia il più possibile corrispondente alle proprie idee; tra l’altro, e questo ci sentiamo di aggiungerlo noi, un dibattito politico con un linguaggio chiaro, semplice e diretto gioverebbe a tutta la società e non soltanto alle persone down.
Persone Down e politica: più chiarezza nel linguaggio
Tornando alla questione principale, proprio in questi giorni ed in vista dell’ ormai imminente appuntamento con le urne, l’Associazione italiana persone down e la Asl Roma E hanno lanciato una campagna di sensibilizzazione incentrata esattamente sul tema del diritto di voto alle persone con disabilità intellettiva dal titolo “Il mio voto conta”. Una rivendicazione non solo semantica ma che vuole essere una chiara presa di coscienza dei proprio diritti e dell’importanza del proprio voto.
La campagna è stata accompagnata da une lettera aperta ai partiti politici nella quale si chiede espressamente “un impegno alla traduzione dei loro programmi in alta comprensibilità seguendo le regole di easy reading condivise a livello internazionale”. In sostanza, un traduzione dal famigerato ‘politichese’ ad un linguaggio più universale e comprensibile; oltre che un richiamo rivolto anche ai familiari delle persone con sindrome di down ed ai loro operatori di riferimento per cercare di essere d’aiuto in tal senso.
“In questi anni è cresciuta l’aspettativa di vita delle persone con disabilità intellettiva, sono sempre di più dunque coloro che hanno diritto al voto, –ha affermato la coordinatrice nazionale dell’Associazione italiana persone down, Anna Contardi- ma affinché questo diritto sia esercitato e garantito devono esserci alcune premesse. Mancano invece interventi da parte delle pubbliche istituzioni per facilitare l’esercizio del voto”.
Andare incontro alle persone con sindrome di down in fase di dibattito politico per includerle maggiormente nella società: una pretesa sacrosanta, ma forse più facile a dirsi che a farsi. Dovremmo aspattarci che i vari Berlusconi, Bersani, Monti, Casini, Fini, Grillo ecc… in fase di campagna elettorale affinino ed adattino il loro linguaggio per renderlo meno politichese e più commestibile? Per chi conosce i meccanismi della politica, la risposta è piuttosto scontata.