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C’è la crisi: vale la pena investire in Cultura?
Tra tanto entusiasmo, non mancano i più scettici che si domandano che senso possa avere, in un momento di crisi come quello che sta attraversando la nostra economia, prestare tanta attenzione a temi che, almeno apparentemente, sembrerebbero meno urgenti.
L’obiettivo del Fondo Ambiente Italiano non è quello di mettere in discussione la precedenza che, indubbiamente, spetta a questioni di carattere economico o sociale. Piuttosto, le primarie della cultura rappresentano l’intelligente tentativo di scongiurare il rischio che, in un periodo tanto difficile, si perda di vista l’importanza delle risorse culturali e territoriali: ricchezze inestimabili capaci di nutrire non soltanto l’anima del nostro Paese ma anche il suo malconcio assetto economico, perché come recita il motto che campeggia sul sito del FAI “con la cultura si mangia”.
Il valore economico prodotto dalla Cultura:
Nel 2010, l’industria culturale italiana ha superato i 68 miliardi di euro, pari al 4,9% del valore aggiunto prodotto complessivamente dalla nostra economia e il suo contributo al PIL è oggi stimato al 4,5%. Non è un caso, forse, se il punto che sta ottenendo il maggior numero di preferenze propone di fissare all’1% la percentuale minima di soldi pubblici da destinare alla cultura.
Protagonista è anche il tema dell’istruzione. Dalla necessità di aumentare le borse che garantiscono il diritto allo studio anche ai meno abbienti, al bisogno di riportare il livello d’insegnamento delle nostre scuole all’eccellenza che l’ha caratterizzato in passato, fino al dovere d’investire nella ricerca universitaria e di finanziare il diritto allo studio. I dati a questo proposito sono preoccupanti: se il prossimo anno Francia e Germania destineranno all’istruzione miliardi di euro, l’Italia nel 2013 ne spenderà solo 12 milioni.
L’impegno per l’ambiente:
Da anni il Fondo Ambiente Italiano lotta per la riqualificazione e la valorizzazione del nostro territorio. Sono ormai tanti i parchi e i beni architettonici che il lavoro della fondazione ha restituito agli italiani. Luoghi imbruttiti per essere stati trascurati che la cura e la manutenzione hanno fatto rivivere. Molti elettori hanno deciso di spendere il loro voto per sostenere quest’impegno ecologico che, troppo spesso, deve scontrarsi con l’assenza di norme rivolte a tutelare la preservazione del suolo.
Le primarie, preziosa occasione di democrazia diretta, continuano così a riscuotere grande successo tra il pubblico. Un segnale di partecipazione forte e imponente che è linfa vitale per la cultura italiana. Speriamo davvero che serva a salvarla.