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Il caffè al bar? Adesso si può pagare con bancomat

Diventerà operativa nel 2018 e sarà una vera e propria rivoluzione che consentirà di pagare con bancomat anche il caffè al bar. Gli esercenti che rifiuteranno il pagamento saranno passibili di multe.
La comunicazione è stata data dal vice ministro dell’Economia Luigi Casero nelle scorse ore e la novità andrà a regime a partire dal 2018. Il tutto inserito nella manovra economica.
Sarà capitato a tutti, una volta nella vita, di provare a pagare un caffè al bar con bancomat e sentirsi rispondere che non era possibile in quanto non si poteva effettuare una strisciata per un importo così basso.
Ecco, tra qualche mese ciò non sarà più possibile. Gli esercenti di bar e locali saranno costretti ad accettare, come già avviene in molte altre parti del mondo, il pagamento con bancomat anche per un caffè.

Diminuire le commissioni bancarie sui pagamenti

Un norma inserita nella legge di bilancio per volontà del vice ministro dell’Economia Luigi Casero: certo, è bene dirla, non si tratta di alcun provvedimento rivoluzionario, niente in grado di cambiare le sorti del paese per dirla in altri termini.
Più che altro una misura simbolica che dovrà passare poi per altri provvedimenti: come ad esempio l’esigenza di abbassare le commissioni bancarie su pagamenti di questo genere. Altrimenti per l’esercente diventerebbe una perdita economica, fermo restando che si sta parlando qui di bancomat e non di carta di credito (leggi anche: Carta di credito e Bancomat: quali sono le differenze?). Chi rifiuterà di far pagare un importo così basso con bancomat incorrerà in una multa di 30 euro.
Già nel dicembre del 2015 era stato fato un tentativo in quest’ottica: si era parlato di incentivare l’uso di carte e bancomat anche per pagamenti elettronici al di sotto dei 5 euro. Perché, lo ricordiamo, la norma indica in 30 euro la soglia sotto la quale era possibile per esercenti e commercianti rifiutare un pagamento elettronico.

L’obbligo del Pos per gli esercenti

Il provvedimento segue quello dello scorso anno tramite il quale si andava ad imporre agli esercenti di dotarsi di Pos. Con quel provvedimento si era stabilito per i soggetti che effettuano l’attività di vendita di prodotti e servizi anche professionali l’obbligo di accettare pagamenti con carte di debito e carte di credito.
Il provvedimento riguardava negozi, ristoranti, bar, pub, oltre che i professionisti quali avvocati, notai, commercialisti, medici.
L’obbligo di Pos che poi obbligo vero e proprio non era dato che non erano state previste sanzioni per chi contravveniva a quell’indicazione. Il problema sarà adesso capire come abbassare le commissioni su questi pagamenti.

Quanto costa al commerciante la gestione del Pos

Infatti i costi del Pos eccessivamente alti per gli esercenti sono il principale ostacolo alla diffusione in Italia di questi strumenti di pagamento elettronici. Sono tanti coloro i quali evitano di dotarsi di dispositivi per l’accettazione di pagamenti con carta proprio per tagliare le spese di commissione.
Ma quanto può arrivare a costare, per un esercente, la gestione del Pos comprese anche le relative commissioni su ciascuna transazione? Il Pos presenta diversi costi, come ad esempio quello di installazione: va pagato una tantum che è di poco sotto i 100 euro.
Vi è poi il canone mensile, che oscilla tar i 10 e i 24 euro a seconda della tipologia del servizio. Altra voce è il costo fisso per transazione, generalmente pochi centesimi, che alcune istituti bancari richiedono su ogni singola transazione. Vi è, infine, il costo percentuale per transazione, la voce che influisce maggiormente. Una commissione che l’esercente va a pagare in base all’importo totale, in percentuale.
La spessa finale dipende da fattori quali tipologia di carta del cliente (carta di credito, bancomat, circuito business) e dal circuito. In linea generale secondo uno studio di Sos Tariffe mediamente ogni esercente spende circa 2mila euro l’anno per le spese legate al Pos.

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