Quando in Italia era vietato ammalarsi o morire
Era successo a Roncadelle, comune in provincia di Brescia con poco più di 9.000 abitanti, nel 2010. In quell’occasione il sindaco aveva emanato un’ordinanza che vietava in modo categorico di morire su tutto il territorio comunale, a prescindere dal giorno o dall’ora. Si trattava ovviamente anche lì di una provocazione per accendere i fari dell’opinione pubblica sul fatto che il cimitero comunale risultata essere di dimensioni troppo piccole ed i fondi per l’ampiamento non erano presenti.
Un qualcosa di simile a quanto registrato invece ad Acquapendente, piccolo comune italiano con meno di 6.000 abitanti in provincia di Viterbo. Anche qui, sempre nel 2010, un’ordinanza dell’allora sindaco aveva vietato di ammalarsi (leggi la notizia qui) stabilendo quindi la disattivazione dei servizi ospedalieri. Ai cittadini si raccomandava di evitare “di contrarre qualsiasi malattia e patologia che necessiti un intervento ospedaliero soprattutto d’urgenza”.
In Francia vietato morire nei giorni festivi
Tornando al caso della Francia, in provincia di Lione, si tratta sempre di una provocazione del sindaco che vieta ai suoi abitanti di morire nei fine settimana e nei giorni festivi per un periodi indefinito. Il tutto per denunciare la carenza di medici.
Più nello specifico si fa riferimento ad una situazione sanitaria “catastrofica” anche nei comuni limitrofi con i cittadini che avrebbero difficoltà a farsi curare e che, per trovare un medico, devono percorrere diversi chilometri. Il tutto senza avere rimborsi in quanto non all’interno di un percorso assistenziale.