Dopo l’approvazione sono diventate settanta e sono continuate ad aumentare, al punto che San Marino, da buon affarista, ha alzato i prezzi: sposarsi lì costa fra i 300 e i 1000 euro”. Nonostante le spese decisamente elevate, sono cioè tante le coppie composte da un italiano ed un clandestino, o da uno straniero regolare in Italia e un clandestino, che decidono di investire questa somma in cambio di una carta di soggiorno: è sufficiente un passaporto valido, il certificato di stato libero e l’atto di nascita (emessi dal Comune del Paese d’origine, tradotti e timbrati dal consolato in Italia e legalizzati dalla Prefettura) ed il gioco è fatto.
E il governo italiano come reagisce ad una simile pratica che, stando all’interpretazione delle norme contenute nel pacchetto sicurezza, favorirebbe l’illegalità non contrastando l’immigrazione clandestina? La risposta, riportata ancora dall’Aduc, proviene direttamente dal Segretario di Stato per gli Affari Interni di San Marino, Valeria Ciavatta: “le autorità italiane competenti non hanno mai chiesto un confronto o inviato atti a riguardo, sebbene a conoscenza della possibilità che ciò accadesse in virtù delle diverse legislazioni vigenti”.
Dopo essere entrato in vigore il pacchetto sicurezza, prosegue Ciavatta, “lo stesso argomento è stato affrontato in un cordialissimo incontro da me promosso ed avvenuto a Roma con il Ministro Maroni, in occasione del quale ho messo a disposizione i nostri dati ed ho informato il Ministro del quadro normativo risultante dalle leggi italiana e sammarinese e dalla convenzione bilaterale, nonché dei gravosi oneri burocratici a carico dei nostri uffici. Non abbiamo ricevuto contestazioni e neppure richieste, né prima né dopo l’incontro, pur avendo dato la nostra disponibilità a valutare le esigenze del Governo italiano, per considerare le quali siamo stati noi stessi a promuovere le iniziative dette.”
Il Segretario di Stato per gli Affari Interni, in poche parole, sostiene che il Governo italiano non abbia mai minimamente sollevato il problema dei matrimoni misti celebrati a San Marino, irregolari secondo la legge italiana di riferimento che è oggetivamente proibizionista e al limite del razzismo nel suo presupporre, senza possibilità di smentita, che il clandestino contragga matrimonio in Italia esclusivamente per ottenere il permesso di soggiorno. Si tratta di un atteggiamento delle istituzioni quanto mai ambiguo e contraddittorio, al punto che verrebbe quasi da pensare che gli stranieri irregolari inclusi in una fascia di reddito in grado di sostenere determinate spese economiche vengano considerati, in Italia, “meno clandestini” degli altri.
Martina Lacerenza