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Marco Prato suicida in carcere: era accusato dell’omicidio Varani

Si è tolto la vita soffocandosi con un sacchetto di plastica Marco Prato, detenuto nel carcere di Velletri in quanto accusato dell’omicidio di Luca Varani. Una storia macabra risalente al marzo del 2016 quando Varani, un ragazzo di 23 anni, era stato ucciso da due amici a coltellate e a colpi di martello durante un festino a Roma in zona Collatino.
I due fermati erano stati Manuel Foffo, proprietario dell’immobile dove si era tenuto il macabro accadimento, un 29enne iscritto alla facoltà di Giurisprudenza; e proprio Marco Prato, 30 anni universitario che dopo il fatto si era rifugiato in albergo nella zona di piazza Bologna.
Lì Marco Prato aveva già tentato il suicidio ingerendo barbiturici; era stato salvato grazie ad una lavanda gastrica.

”Su di me solo menzogne”

Marco Prato da allora era detenuto in carcere dopo che, nel dicembre 2016, la Procura di Roma aveva richiesto il rinvio a giudizio per lui e per Manuel Foffo. Entrambi accusati di omicidio premeditato di Luca Varani.
Ebbene alle 10 di mattina circa di martedì 20 giugno presso il carcere di Velletri dove era detenuto in attesa di processo, Marco Prato si è tolto la vita.
“Su di me solo menzogne”. Questo il biglietto lasciato da Prato per spiegare le ragioni del suo gesto estremo. Il compagno di celle secondo quanto riportato dall’Ansa non si sarebbe accorto di nulla poiché dormiva.
In sostanza secondo quanto trapelato e da quanto è possibile ricostruire, Marco Prato non avrebbe retto all’attenzione mediatica che il caso aveva, giustamente, assunto. Si sarebbe ucciso infilando la testa in un sacchetto di plastica e accendendo poi, al suo interno, una bomboletta di gas utilizzate per cucinare in cella.

Accusato di aver torturato e ucciso Luca Varani

Marco Prato era stato inizialmente rinchiuso nel carcere di Regina Coeli all’interno del reparto specifico per i colpevoli di reati sessuali. Quindi da alcuni mesi era stato disposto il suo trasferimento nel carcere di Velletri, in provincia di Roma.
Per l’omicidio di Luca Varani era stato già condannato a 30 anni con rito abbreviato Manuel Foffo, l’altro ragazzo presente la sera del delitto e che con Prato avrebbe ucciso la vittima, Luca Varani.
Marco Prato era ancora in attesa del giudizio definitivo visto che, a differenza del suo coimputato Foffo, aveva scelto il rito ordinario e non quello abbreviato. Proprio il giorno dopo essersi tolto lavita avrebbe avuto la prima udienza del processo a suo carico.
Adesso sul corpo di Marco Prato verrà effettuata l’autopsia di rito dopo che il Pm ha disposto la rimozione della salma.

L’omicidio di Luca Varani

Quello che avvenne in un appartamento della periferia di Roma, in via Igino Giordani al Collatino, la notte del 4 marzo 2016 fu un omicidio premeditato, aggravato dalla crudeltà e dai motivi abietti e futili. Così si era espresso il Pm incaricato del fascicolo. Un gesto nel quale si era riscontrato desiderio di far male a qualcuno, a caso, fino a portarlo alla morte.
Un festino a base di alcol e droga finito male. Un massacro sul corpo del 23enne Luca Varani durato almeno un paio di ore al punto che il corpo stesso del giovane ragazzo era stato ritrovato con un coltello da cucina conficcato nel petto.
I due coimputati avevano conosciuto da poco Varani e lo avevano invitato a casa per un festino; non è ancora chiaro quello che sarebbe poi scattato nella testa dei due ragazzi per arrivare a quel gesto così cruento e macabro.

Chi era Marco Prato

Marco Prato, detto anche Marc, era un ragazzo di 29 anni studente universitario di Roma. Come lavoro per mantenersi faceva il Pr, quindi organizzava eventi nei locali notturni della Capitale. Il padre di Marco Prato è un noto manager culturale collaboratore con il Ministro dei Beni Culturali.
Marco Prato aveva conosciuto Foffo, coimputato per il delitto Varani, pochi mesi prima del grave episodio. Secondo quanto aveva dichiarato lo stesso Foffo, “Marc è gay, io sono eterosessuale. Abbiamo avuto un rapporto e lui aveva un video, così ho temuto che potesse ricattarmi e ho continuato a vederlo
Negli ultimi mesi quando i due erano già detenuti in cella e in attesi di processo era uscita sui giornali la notizia che Marco Prato sarebbe stato sieropositivo. Una notizia che aveva gettato nello scompiglio una parte di quella Roma cosiddetta ‘bene’, quella di vita notturna e festini; spesso anche a base di alcol, droga e sesso.

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Scrittore, giornalista, ricercatore di verità - "Certe verità sono più pronti a dirle i matti che i savi..."

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