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Maltempo: danni agricoltura, pagano i consumatori

Le giornate di freddo glaciale e neve che si sono abbattute negli scorsi giorni sulla nostra penisola rischiano di avere un costo ben più alto di quello riscontrabile oggettivamente: per quel che riguarda il settore agricolo ad esempio,in una notte sarebbero stati ‘bruciati’ ben 20 milioni di euro.
A supporto di questi dati ci sono numeri forniti da Confagricoltura, l’organizzazione di rappresentanza e di tutela dell’impresa agricola italiana: dopo una settimana di freddo intenso, con temperature che hanno raggiunto in alcuni casi un picco ben al di sotto dello 0, le zone di agricolture hanno subito e continuano a subire danni piuttosto rilevanti.
“Già si registrano danni – sostiene Confagricoltura – per centinaia di milioni di euro, ma dati più precisi si potranno avere solo a emergenza cessata. Si calcola che in una notte vengano persi circa 20 milioni di euro. Con un effetto valanga se il termometro rimarrà a questi livelli”.
Da una prima stima dei danni al settore agricolo causati dall’ondata di gelo infatti, risultano danneggiati anche fabbricati e alberi da frutta, viti e olivi così come sono bloccati sulle strade o nelle aziende oltre 100 mila tonnellate di frutta e verdura (su quest’ultimo fattore per la verità, già da prima dell’emergenza maltempo aveva influito una lunga serie di scioperi che stava paralizzando la penisola).

 

Salgono i prezzi dei beni di prima necessità: 

Il risultato di questo è naturalmente desolante e, come facilmente intuibile, si riversa come sempre sui cittadini/consumatori; gli scaffali dei supermercati sono sempre più vuoti e la speculazione la fa a padrona: come è emerso nelle ultime ore, a causa dell’effetto speculazione alcuni beni di prima necessità, quali ad esempio l’insalata, hanno subito un aumento del 175%; le zucchine del 166% e così via.
Secondo la Cia (Confederazione italiana agricoltori) le quotazione sui campi non avrebbero subito alcun aumento negli ultimi due mesi, per questo sarebbe intollerabile che in solo tre giorni si è assistito a incrementi di oltre il 100 per cento. In alcune parti di Italia è dovuta intervenire la Guardia di Finanza dopo una serie di segnalazioni, la Cia stessa “sollecita le autorità competenti a intervenire per stroncare qualsiasi rincaro ingiustificato”.  Come spesso accade in questi frangenti, la forte onda della speculazione non si è fatta attendere molto.   
“Sono enormi le difficoltà – si legge in una nota dell’Organizzazione degli imprenditori agricoli – per il  blocco o il rallentamento dei trasporti, per la viabilità rurale spesso impraticabile, a volte pure per la mancanza di energia elettrica. Con borghi e aziende isolate, con prodotti non ritirati, con strutture spesso danneggiate dall’intensità delle nevicate, dal vento forte; e poi raccolti persi a causa delle gelate e per la virulenza dei fenomeni atmosferici. A fronte di tutto ciò, costi produttivi notevolmente in aumento, soprattutto per il riscaldamento delle serre e delle strutture zootecniche e diminuzione della produzione”.
A parlare di mera speculazione sono anche le associazioni a difesa dei consumatori: “Di fronte a tale situazione vergognosa – sostengono Adoc, Codacons, Movimento Difesa del Cittadino e Unione Nazionale Consumatori – chiediamo alla magistratura di intervenire, verificando la sussistenza di fenomeni speculativi e aprendo indagini per il reato di aggiotaggio, individuando chi si arricchisce lucrando sulla pelle dei consumatori”. I cittadini intanto aspettano. E pagano.

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