In questo articolo parliamo di:
Come funziona il cervellone Serpico:
A questo computer infatti, tocca il compito di scovare buona parte dei 120 miliardi di euro che ogni anno gli Italiani evasori fiscali non versano nelle casse dell’erario, circa 3.000 euro a contribuente. Incrociando i dati reperiti dalle banche con quelli presenti negli archivi delle Agenzie delle entrate in pochi istanti eventuali anomalie vengono segnalate mandando un alert informatico con margine di errore pari a zero agli ispettori del fisco cui poi toccherà analizzare nel dettaglio il contribuente sospetto.
Serpico è attivo già da qualche anno, ma il governo Monti ha deciso di sfruttare a pieno la sua potenzialità. La funzione principale è quella di fornire i dati per il calcolo del redditometro. Come funziona tecnicamente questo strumento dell’ Agenzia delle Entrate per scovare gli evasori?
Grazie ad una rete di duemila server posizionati fisicamente tra Lazio e Abruzzo, si possono incrociare direttamente i dati di ogni contribuente partendo semplicemente da nome e codice fiscale. Coloro i quali hanno avuto modo di vedere da vicino Serpico, lo descrivono come un software dall’ interfaccia piuttosto anonima, stile Poste Italiane, uno sfondo turchese con sopra il logo dell’ Agenzia delle Entrate, alcune stringa di ricerca e due caselle da riempire; quella per il codice fiscale e quella per la partita iva.
Schermata dopo schermata sono svelati tutti i pagamenti e i movimenti dei cittadini. Una mole di dati impressionanti, che l’ Agenzia delle Entrate con i semplici ispettori non potrebbe arrivare a coprire, proprio per questo, sono stati impostati alcuni algoritmi applicativi per identificare le categorie più a rischio; anche le società di leasing o noleggio, utilizzate spesso dal fisco, saranno legate a Serpico; al momento sono solo tre i super funzionari a poter accedere ai dati già immagazzinati da Serpico, e ognuno di loro ha una password personale per accedere all’archivio.
Aziende e controlli anti evasione:
Un fisco sempre più agguerrito e tecnologicamente avanzato guidato da Attilio Befera, nelle vesti di paladino della legalità; a ciò va aggiunto che il governo Monti ha inasprito le norme per gli evasori fiscali introducendo sanzioni penali e indagini patrimoniali molto più severe per chi dichiara il falso.
Per quanto riguarda le aziende invece, la pressione di Serpico è ancora più accentuata; accanto alle informazioni già disponibili, come l’elenco di clienti e fornitori, si aggiungerà la comunicazione telematica delle operazioni di iva superiori a tremila euro e segnalazioni di eventuali rapporti con i clienti residenti in paesi black list, ovvero a regime fiscale privilegiato, comunemente definiti paradisi fiscali.
La privacy di ogni contribuente quindi, sarà tracciata; quasi più dei social network come Facebook e Twitter. Tutto online, è la fine del segreto bancario. E di questo particolare, si è occupato il garante della privacy Francesco Pizzetti, professore ordinario di diritto costituzionale all’Università di Torino, invitando alla “cautela per evitare odio sociale e oltrepassare i limiti”, in quanto “i dati pubblicati sul web, difficilmente possono essere cancellati come nel cartaceo, materiale terribilmente pericoloso che andrebbe a ledere il servizio di riservatezza”.
Controlli e privacy:
Già nel 2008 lo stesso Pizzetti parlò della privacy in riferimento all’ illecita pubblicità online dei redditi degli italiani; una battaglia contro il web 2.0. Il problema fondamentale, ad oggi, è che il fisco non ha tutti gli strumenti necessari per gestire la sicurezza di questi dati e soprattutto si deve capire se le misure elaborate dal fisco sono comunque utili per evitare fughe di notizie e violazione di dati sensibili, come auspicato dall’attuale garante Antonello Soro, subentrato a Pizzetti nel giugno del 2012.
Chi si oppone a Serpico è anche il comico-poltico Beppe Grillo, leader del Movimento 5 Stelle, il quale parla di “un passo avanti verso la Repubblica Italiana dei soviet”, ricordando che i grandi evasori “non transitano sui conti correnti” e che “i grandi corruttori non fanno bonifici”.