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Le donne in Italia viste dai giornali stranieri

Le ultime e note vicende di escort e ragazze riguardanti il premier Berlusconi non potevano non rimbalzare sulla stampa estera,incredula di come questi eventi abbiano ormai un posto fisso e di rilievo nelle cronache italiane e possano perpetrarsi indisturbate così a lungo ai vertici del potere.
Sebbene la macchina governativa del Presidente sembri avere i giorni contati, come un motore ingolfato che tradisce ormai un guasto irreparabile, i media internazionali ci restituiscono in queste ore l’immagine di un’Italia imbarazzante, avvolta da una coltre di vergogna che non se ne andrà automaticamente insieme al Cavaliere, per lasciare il posto ad un presunto e fantasioso riscatto nazionale qualora questo Governo dovesse cadere.
In un articolo apparso su Die Zeit, l’autorevole settimanale tedesco dedicato all’analisi della politica internazionale, l’Italia si riduce sostanzialmente allo show permanente di un Premier, nonno di cinque nipoti, che mentre va dietro alle ragazzine è capace di distogliere, con le vicende della sua vita privata, l’attenzione dell’opinione pubblica dalla grave crisi della democrazia italiana.

 

Ruby, Patrizia D’Addario e Mara Carfagna:

Il caso Ruby, le vicende legate a Noemi Letizia o le clamorose rivelazioni della escort Patrizia D’Addario (che ancora balza alle cronache mentre viene accolta al festival del cinema di Venezia come una diva) sono squallide vicende che all’estero oggi colpiscono non tanto per l’ormai radicato stereotipo di puttanaio in cui affonda l’Italia, o per la ben più pericolosa e disturbata intenzione del capo del Governo di considerarsi al di sopra della legge quando abusa del suo ruolo cercando di cambiare la Costituzione per rimanere al potere. No. Queste vicende attualmente colpiscono i media esteri per il risvolto sessista, implicito e deplorevole, che chiama inevitabilmente in causa le donne italiane.
“Tutte queste ragazzine in cerca di successo”, scrive ancora Die Zeit, hanno madri convinte “che il modo migliore per le figlie di garantirsi un futuro sia quello di compiacere i potenti, politici, dirigenti tv e calciatori che potrebbero riuscire a portarle in alto. Come è successo a Mara Carfagna – si legge sempre ll’interno dell’articolo sul giornale tedesco – un’ex showgirl che Berlusconi ha nominato ministra per le pari opportunità. Un triste paradosso per un paese che ha avuto uno dei più importanti movimenti femministi d’Europa. Ma lItalia ha digerito anche Mara Carfagna. Sotto Berlusconi ci si abitua a tutto……”

 

L’ Italia è un paese maschilista?

Su questa linea si basa anche l’attacco di uno dei più noti e autorevoli settimanali del mondo: Newsweek, la rivista generalista statunitense diffusa in 3 milioni di copie negli Stati Uniti e in 4 milioni di copie nel resto del mondo. Tirature teoricamente disinteressate, che anche per questo fanno scottare così tanto il numero di questa settimana dedicato all’Italia, con due articoli e la copertina dell’edizione europea tradotti in due testi estremamente severi, il primo dei quali destinato anch’esso all’apparente sottomissione delle donne nostrane e al maschilismo imperante della società e della politica italiane, definite entrambe come una “parata di lubricità impossibile da evitare, espressione di una putrefazione che è ormai manifesta ai vertici del Governo italiano, specchio dei problemi più profondi della società rispetto all’evoluzione del ruolo delle donne”.
Il settimanale dedica quattro pagine impietose alle vicende italiane, con un’analisi che parte dalla cultura delle donne seminude in tv cui segue una riflessione più generale sulla situazione della donna nella società italiana. “I titoli dei giornali raccontano senza sosta di modelle adolescenti, escort pagate, danzatrici del ventre marocchine con il premier 74enne Silvio Berlusconi, mentre i media dicono a chiare lettere che gli uomini sono uomini, e le donne sono manichini”.
E osserva: “i boicottaggi, le proteste e anche le lamentele sono rare, e se ci sono, pochi le ascoltano”. Una situazione, secondo l’articolista, che Berlusconi “potrebbe aver progettato” dato che “il 95% del mercato televisivo è sotto il suo controllo”.

 

Uguaglianza di genere ancora lontana:

Le donne nostrane, stando all’interpretazione più recente frutto dell’osservazione internazionale dei modelli culturali italiani, sarebbero cioè soprattutto oggetti sessuali. Sempre secondo l’articolista del Newsweek, Berlusconi avrebbe sostanzialmente influenzato, con i suoi atteggiamenti, “il modo in cui le donne italiane sono viste e vedono loro stesse”.
Vale a dire: “mentre altri paesi europei promuovono attivamente l’uguaglianza di genere come fondamentale della prosperità nazionale, Berlusconi ha guidato la carica nella direzione opposta, mettendo a tacere efficacemente le donne con la creazione di un mondo in cui sono viste prima di tutto come oggetti sessuali, piuttosto che pari grado professionali”.
Il lungo articolo analizza quindi i dati sul mondo delle donne, a partire per esempio dal tempo dedicato ai lavori domestici: 21 ore la settimana, “più di qualunque altro paese europeo salvo polacche e slovene” e parla poi delle difficoltà delle donne madri per concludere affermando: “è chiaro che la caduta di Berlusconi, se avverrà, indebolirà il velenoso collegamento fra la politica, i media e la discriminazione di genere. Ma perché ci siano reali progressi bisognerà riprogrammare il modo di pensare degli italiani di ambo i sessi. E non basterà cambiare canale”.

La questione donne e lavoro:

Oltre all’immoralità dilagante, ad evidenziare la pesante discriminazione di genere presente nel nostro Paese è del resto anche l’ultima ricerca dell’Isfol, l’Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori, secondo cui l’Italia è appunto tra i Paesi dove è più marcata la disparità di genere sul lavoro: una realtà evidenziata dalla differenza di retribuzione, che tra i lavoratori dipendenti vede il salario orario medio pari a 8,6 euro per gli uomini e fermarsi ad 8 euro per le donne, con un gap del 7%.
Come illustra la ricerca, il datore di lavoro nella convinzione che le donne, a causa dell’attività di cura dei figli e della casa, rappresentino una risorsa meno affidabile degli uomini, nella maggior parte dei casi sceglie di investire su un lavoratore più costoso, ma ritenuto più presente e disponibile. Un pregiudizio che produce una duplice discriminazione, sia di natura salariale che occupazionale, oltre al demansionamento sistematico delle lavoratrici.
La causa è la quasi totale assenza del valore sociale della maternità, che costringe ancora le donne italiane a scegliere tra la famiglia e il lavoro, a stabilire ingiuste priorità per la mancanza di politiche in grado di intervenire su più fronti, come quello relativo all’offerta dei servizi per l’infanzia o alla riorganizzazione dei modi e dei tempi di lavoro maschili e femminili nelle aziende.
E’ esattamente questo ruolo della donna che i media stranieri trovano inconcepibile, al pari di un uomo che resta alla guida di un Governo nonostante i numerosi scandali di varia natura in cui è coinvolto.

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Nata a Roma nel 1984. Laureata in Lettere. Blogger e collaboratrice giornalistica

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