Un quadro problematico, reso ancor più aspro dalle segnalazioni relative (non quindi specifiche) dei cittadini – pazienti del Lazio che evidenziano una poca chiarezza che accompagna compiti e doveri dei medici di medicina generale e dei pediatri (30% delle segnalazioni relative), un’incompletezza delle informazioni relative al pagamento del ticket al Pronto Soccorso e alle patologie per le quali è prevista l’esenzione (27%), una difficoltà di comprensione della normativa di riferimento (22%), ed infine la non conoscenza di funzionamento ed organizzazione dei servizi (18%).
Altro aspetto interessante emerso dal rapporto Cittadinanzattiva-Tdm Lazio è quello realtivo alle denunce; queste si sono riscontrate nel 7,1% dei casi e spaziano tra vari argomenti: si passa dalle cattive condizioni delle strutture (57%), all’inadeguato trattamento degli utenti (26%), al venir meno del diritto a continuità e qualità delle cure (14%), fino alla richiesta ingiustificata di pagamenti e rifiuti di rimborsi spettanti di diritto (3%).
“Anche se non sempre dietro una segnalazione sussiste un errore medico giuridicamente rilevante –ha dichiarato il segretario regionale Cittadinanzattiva-Tdm Lazio Giuseppe Scaramuzza– permane nei cittadini la convinzione di aver comunque subito un torto ogni qual volta viene meno il rapporto fiduciario con il medico. Vuoi per un consenso informato ridotto a mera formalità, vuoi per errori banali nella compilazione di referti, prescrizioni, certificati e cartella clinica. Anche a fronte di tali situazioni riteniamo che l’introduzione della mediazione in sanità rappresenti una buona occasione dal punto di vista della tutela dei diritti”.
Vi è poi il capitolo delle attese, argomento tra i più spinosi: qui si segnalano la difficoltà di accedere a servizi e prestazioni (48%), attese e ritardi ingiustificati (25%), malfunzionamento liste (13%), mancata erogazione del servizio (10%), esenzione pagamenti (4%). Problematica che va di pari passo con quella delle prestazioni erogate e non prenotate che, nella Regione Lazio nel 2010, sono state ben 8.751.821, pari al 62,9% del totale: un numero consistente e che, come ovvio, alimenta nei cittadini il dubbio che si abbia a che fare con favoritismi e disparità di trattamento tra diversi soggetti.
“L’ottimo lavoro del Recup (il servizio di prenotazione prestazioni sanitarie, ndr) – ha affermato il segretario Scaramuzza – è in gran parte vanificato dal fatto che solo poche aziende forniscono una percentuale significativa delle agende. Il risultato è che oltre il 60% delle prestazioni erogate nel Lazio non sono prenotate”.
A Roma, come riporta anche il sito Sanità in cifre, percentuali particolarmente alte di prestazioni erogate ma non prenotate si riscontrano presso l’Umberto I (85,8% di prestazioni fuori lista) e Asl Roma H (64,9%). In provincia, si distingue in negativo l’Asl Viterbo (70,9%), seguita da ASl Frosinone (68,1%) e Asl Latina (67,6%); valori piu’ contenuti presso l’Asl Rieti (49,5%).
Tra l’altro al rapporto di Cittadinanzattiva-Tdm fa eco un’ altra analisi, realizzata nelle scorse ore dall’istituto di ricerche Eures e dalla onlus Il diritto alla salute che hanno redatto un rapporto dopo aver intervistato, nel mese di giugno, oltre 2000 cittadini del Lazio: ebbene anche in questo caso, per quasi 6 cittadini su 10 (il 57,4%), la sanità del Lazio sarebbe inadeguata ed insufficiente. L’ insoddisfazione più alta si è registrata a Frosinone (72,3%) seguita da Viterbo (57,6) e Roma (57,2).