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Lavoro stabile: crollano i dati. Boom di precariato

Alla fine i reali limiti del Jobs act stanno iniziando ad emergere: la riforma del lavoro fortemente voluta dal governo Renzi e promossa come panacea per tutti i mali sta dando segnali evidenti di scricchiolii.
Malgrado il tentativo di regolare il mercato del lavoro infatti, siamo tornati nuovamente in una condizione di crescita esponenziale del lavoro precario. I dati, riferiti ai primi 8 mesi del 2016, arrivano direttamente dall’Inps all’interno dell’Osservatorio sul precariato e dipingono un quadro allarmante fatto di meno assunzioni a tempo indeterminato; e più licenziamenti per giusta causa.
Si parla di “31% di licenziati in più nei primi otto mesi del 2016. E -351mila assunzioni rispetto al 2015”. Questi i numeri impietosi forniti dall’Inps.

 

Il crollo dei contratti fissi:

Da cosa dipende questo brusco calo? La risposta è piuttosto immediata. Dal fatto che sono finiti gli effetti degli sgravi fiscali contributivi per i datori di lavoro che erano stati introdotti con il Jobs act.
Quindi gli incentivi fiscali messi in campo per stimolare l’occupazione e che andavano a prevedere agevolazioni e sgravi contributivi per i datori di lavoro che assumevano a tempo indeterminato. Nel 2015 gli effetti ci erano stati.
Ora l’impianto è crollato dando nuovamente il via a un’ondata di precariato. E in effetti i numero dell’Inps parlano chiaro: la battuta di arresto principale riguarda i contratti a tempo indeterminato. Che nel 2016 rispetto all’anno precedente sono risultati essere 395mila in meno. Quindi un crollo del -32,9%.
Di contro salgono i contratti a tempo determinato, che nello stesso periodo sono aumentati del 2,5% rispetto al 2015; e del 5,5% rispetto al 2014.

 

Finiti gli sgravi, torna il precariato:

Il taglio agli sgravi per i datori di lavoro si fa sentire quindi nel mercato. Crollano i dati legati all’occupazione stabile e salgono quelli del precariato. Tutto parte, come detto, dalla fine degli incentivi per la creazione di nuovi posti di lavoro.
Oltre 14 miliardi spesi per gli sgravi e che non verranno rinnovati nella prossima legge di Bilancio. Per quanto riguarda il boom del precariato basta prendere a riferimento l’andamento dei voucher lavorativi: nel periodo che va da gennaio ad agosto 2016 ne sono stati venduti 96,6 milioni con una crescita del 36% rispetto ai primi 8 mesi del 2015.

 

I voucher lavoro: volano gli strumenti del lavoroprecario

I voucher lavoro, lo ricordiamo, sono strumenti noti come ‘buoni del lavoro’ per andare a pagare prestazioni lavorative occasionali che nel complesso non generino un reddito annuale superiore ai 7mila euro.
Vengono erogati dall’Inps esclusivamente per lavori non regolamentati dai classici contratti. Un modo nato per tentare di regolamentare piccoli lavori che solitamente avrebbero potuto generare lavoro nero.
Ma che, nel tempo, sono stati ampiamente usati e abusati, come dimostra la crescita dei numeri, da parte dei datori di lavoro che li acquistano spesso e volentieri per generare prestazioni di lavoro convenienti per loro; ma precarie per il lavoratore.

 

La questione dei licenziamenti disciplinari:

Un altro aspetto sul quale riflettere è l’aumento dei licenziamenti disciplinari di ben il 28%. Da cosa dipende? Anche qui si deve fare riferimento al testo originale del Jobs act.
Che in riferimento ai licenziamenti disciplinari prevede il mantenimento della reintegrazione, come in precedenza, ma va a ridimensionare l’applicabilità a ipotesi residuali.
In pratica il reintegro del lavoratore si applica esclusivamente se la causa che ha determinato il licenziamento derivi da un fatto materiale insussistente. In tutti gli altri casi il giudice dichiara estinto il rapporto di lavoro previo pagamento di un’indennità da parte del datore.
Tutto è nato dall’introduzione del contratto a tutele crescenti con la conseguente abolizione del noto Articolo 18 dello Statuto dei lavoratori che prevedeva il reintegro automatico nel posto di lavoro.
Il risultato, secondo i dati dell’Inps, è che nei primi otto mesi del 2016 si è assistito ad una crescita esponenziale dei licenziamenti cosiddetti “disciplinari”, ovvero quelli per giusta causa e giustificato motivo.

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Scrittore, giornalista, ricercatore di verità - "Certe verità sono più pronti a dirle i matti che i savi..."

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