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Lavoro: aumentano gli immigrati ma sempre meno tutelati

Gli immigrati ed il mondo del lavoro; un binomio che, a quanto pare, va rafforzandosi nel nostro paese. Continua a crescere infatti la componente immigrata nel mercato del lavoro italiano e, di pari passo, aumentano anche precarietà e discriminazioni.
A diffondere questi dati è un rapporto Ires (l’Istituto di Ricerche Economiche e Sociali della Cgil) basato sull’analisi dei dati Istat su quanto accaduto nel corso degli ultimi cinque anni nel mercato del lavoro. Dal quale si evince che la crisi colpisce (come inevitabile) anche i lavoratori migranti che, come si legge testualmente nel rapporto, “nel corso dell’ultimo anno sono entrati nell’occhio di un ciclone”.
Sono aumentati i precari, i falsi contratti part-time, le finte partite iva, il sommerso o lavoro nero, mentre si sono ridotte le ore lavorative; si è inoltre allargata la forbice con le retribuzioni dei colleghi italiani.
Entrando nel dettaglio dei numeri, dal 2008 a giugno 2012 il tasso di occupazione degli immigrati è calato dal 58,7% al 56,8% con una perdita di oltre 460mila occupati; perdita che tocca in maniera più componente netta la non comunitaria, che ha perso oltre 6,7 punti percentuali. Per quel che riguarda gli immigrati comunitari, negli ultimi anni il dato sull’occupazione ha avuto un calo più contenuto (-3,8%) ma pur sempre rilevante.

 

Dati sul lavoro: differenze italiani e immigrati

Anche il dato sulla disoccupazione rafforza questa tendenza; nella stessa fascia di tempo il tasso di disoccupazione per gli immigrati è cresciuto del 6,1% (lavoratori comunitari) e 5,1% (lavoratori non comunitari); per gli italiani il tasso di disoccupazione è passato dal 6,7% del I semestre 2008 al 10,3% del I semestre 2012, quindi con un incremento del 3,6%.
Per leggere meglio quest’ultimo dato è importante notare come negli ultimi cinque anni gli immigrati in età da lavoro siano aumentati di oltre un milione e trecentomila unità con una variazione percentuale che ha visto aumentare gli occupati del 41,6% (667 mila in valore assoluto) ed i disoccupati del 138,2% (227 mila in valore assoluto; e ciò contestualmente alla diminuzione della popolazione italiana in età da lavoro.
Al primo semestre 2012, la quota del lavoro immigrato sul totale è pari a circa il 10%; 2/3 di loro accedono al mondo del lavoro attraverso rete di parenti o amici (contro il 31% degli italiani) ed oltre 1/3 svolge una professione non qualificata. Gli immigrati risultano essere occupati nella maggior parte dei casi come dipendenti (87%) e parzialmente come autonomi (11,8%).
La maggior concentrazione si riscontra in determinati settori lavorativi quali servizi collettivi e alla persona (37%), costruzioni (19,2%), agricoltura (13%), turismo (15,8%) e trasporto (11,7%).

 

Più lavoratori stranieri ma condizioni peggiori:

Dicevamo delle differenze di retribuzione tra lavoratori immigrati e lavoratori italiani, dato attestabile nel primo semestre 2012 (per un lavoro a tempo pieno) sui 328 euro, ovvero un differenziale retributivo del 23%; dal 2009 la forbice è aumentata di oltre 2,5 punti percentuali.
La stessa tendenza si ha anche in riferimento a quelli che sono i dati sulla cassa integrazione: nel corso degli ultimi 5 anni il numero di lavoratori immigrati che hanno fatto ricorso agli ammortizzatori sociali è aumentato in maniera tangibile andando addirittura a decuplicarsi rispetto al dato di partenza (per i lavoratori italiani l’incremento è stato di quattro volte il dato di partenza). Esito di questo incremento è che, attualmente, il dato relativo al peso della componente immigrata sul totale dei lavoratori in cassa integrazione è aumentato passando dal 4,3% (I semestre 2008) all’11,4% (I semestre 2012).
In sostanza quello che si cerca di dimostrare all’interno del rapporto Ires è la discrepanza tra la continua e costante crescita di lavoratori immigrati nel nostro paese ed il parallelo peggioramento delle loro condizioni di lavoro. Peggioramento dovuto al fatto di essere (non tutti ovviamente) una categoria svantaggiata e più debole rispetto alle altre; e che, in virtù di questo, trova nella sua stessa essenza le basi per una minore tutela.

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Scrittore, giornalista, ricercatore di verità - "Certe verità sono più pronti a dirle i matti che i savi..."

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