Dati sul lavoro: differenze italiani e immigrati
Anche il dato sulla disoccupazione rafforza questa tendenza; nella stessa fascia di tempo il tasso di disoccupazione per gli immigrati è cresciuto del 6,1% (lavoratori comunitari) e 5,1% (lavoratori non comunitari); per gli italiani il tasso di disoccupazione è passato dal 6,7% del I semestre 2008 al 10,3% del I semestre 2012, quindi con un incremento del 3,6%.
Per leggere meglio quest’ultimo dato è importante notare come negli ultimi cinque anni gli immigrati in età da lavoro siano aumentati di oltre un milione e trecentomila unità con una variazione percentuale che ha visto aumentare gli occupati del 41,6% (667 mila in valore assoluto) ed i disoccupati del 138,2% (227 mila in valore assoluto; e ciò contestualmente alla diminuzione della popolazione italiana in età da lavoro.
Al primo semestre 2012, la quota del lavoro immigrato sul totale è pari a circa il 10%; 2/3 di loro accedono al mondo del lavoro attraverso rete di parenti o amici (contro il 31% degli italiani) ed oltre 1/3 svolge una professione non qualificata. Gli immigrati risultano essere occupati nella maggior parte dei casi come dipendenti (87%) e parzialmente come autonomi (11,8%).
La maggior concentrazione si riscontra in determinati settori lavorativi quali servizi collettivi e alla persona (37%), costruzioni (19,2%), agricoltura (13%), turismo (15,8%) e trasporto (11,7%).
Più lavoratori stranieri ma condizioni peggiori:
Dicevamo delle differenze di retribuzione tra lavoratori immigrati e lavoratori italiani, dato attestabile nel primo semestre 2012 (per un lavoro a tempo pieno) sui 328 euro, ovvero un differenziale retributivo del 23%; dal 2009 la forbice è aumentata di oltre 2,5 punti percentuali.
La stessa tendenza si ha anche in riferimento a quelli che sono i dati sulla cassa integrazione: nel corso degli ultimi 5 anni il numero di lavoratori immigrati che hanno fatto ricorso agli ammortizzatori sociali è aumentato in maniera tangibile andando addirittura a decuplicarsi rispetto al dato di partenza (per i lavoratori italiani l’incremento è stato di quattro volte il dato di partenza). Esito di questo incremento è che, attualmente, il dato relativo al peso della componente immigrata sul totale dei lavoratori in cassa integrazione è aumentato passando dal 4,3% (I semestre 2008) all’11,4% (I semestre 2012).
In sostanza quello che si cerca di dimostrare all’interno del rapporto Ires è la discrepanza tra la continua e costante crescita di lavoratori immigrati nel nostro paese ed il parallelo peggioramento delle loro condizioni di lavoro. Peggioramento dovuto al fatto di essere (non tutti ovviamente) una categoria svantaggiata e più debole rispetto alle altre; e che, in virtù di questo, trova nella sua stessa essenza le basi per una minore tutela.