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Soia e latte: prodotti diversi che non possono avere stesso nome

Una domanda più che legittima nata ultimamente, con la moda dei prodotti puramente vegetali che ultimamente sta spopolando sugli scaffali dei supermercati di tutto il paese. Perché quella che è una bevanda a base di soia viene chiamata ‘latte’?
Un interrogativo naturale frutto di un meccanismo che rischia di disorientare e confondere il consumatore finale; che magari va al bar e ordina un cappuccino con latte di soia senza sapere realmente cosa sta prendendo.
Ebbene, secondo la Corte di Giustizia dell’Unione Europea per i prodotti derivati dalla soia non si deve utilizzare la parola ‘latte’. Questo vale più in generale per tutti i prodotti puramente vegetali che non possono essere messi in vendita con appellativi quali “latte”, “crema di latte”, “burro”, “formaggio”, “yogurt”.
Tutte denominazioni che possono essere utilizzate esclusivamente per i prodotti di origine animale. Come il latte comunemente noto e utilizzato.

Differenza tra latte animale e latte di soia

Il latte animale, quello universalmente noto con questo nome, è un liquido di colore bianco che viene ricavato dalle ghiandole mammarie delle femmine dei mammiferi. I prodotti dell’industria lattiero casearia sono tutti originati da latte munto, comunemente, dalle mucche (anche detto latte vaccino, di vacca).
Ma in generale il latte alimentare si ottiene dalla mungitura di animali in buono stato di salute e nutrizione: rientrano quindi in tale definizione anche altre tipologie di latte, come ad esempio il latte di pecora, capra od asina. Latte animale quindi. Quello che può fregiarsi di questo nome.
A differenza della bevanda (ci si deve rassegnare a chiamarla così) che deriva da sostanze puramente vegetali. Proprio come nel caso della soia. Quello chiamato latte di soia è di derivazione vegetale, quindi dalla pianta della soia.
Viene molto utilizzato nella dieta vegana ad soggetti intolleranti alle proteine del latte vaccino o al lattosio. Il ‘latte’ di soia viene quindi prodotto partendo proprio dai semi di soia essiccati e posti in acqua: da questo processo si ricava un liquido di colore biancastro al quale viene poi aggiunta acqua.
Il tutto si fa quindi bollire aggiungendo sale. Così nasce la bevanda oggi nota come latte di soia. Che non ha nulla a che vedere con il tradizionale latte di origine animale.

Il richiamo della Ue

La Corte di Giustizia dell’ Unione Europea ha voluto evidenziare questa distonia andando a stabilire che i prodotti puramente vegetali non possono essere commercializzati con nomi che rimandano a prodotti, invece, animali. Quindi latte, yogurt, crema di latte, burro, formaggio ecc..
E questo varrà anche “nel caso in cui tali denominazioni siano completate da indicazioni esplicative o descrittive che indicano l’origine vegetale del prodotto in questione”.
Il caso è nato dalla storia di una azienda tedesca che produce alimenti vegetariani e vegani ,e che utilizza denominazioni quali latte, yogurt, crema di latte, burro, formaggio vegetali. Ebbene proprio in Germania una associazione operante nel contrasto della concorrenza sleale ha denunciato la società per violazione della normativa dell’Unione sulle denominazioni per il latte ed i prodotti lattiero-caseari.

La denominazione ‘latte’ non è legittima

Malgrado il fatto che la azienda tedesca di alimenti vegetariani abbia provato a difendersi sostenendo che i termini quali latte, formaggio, yogurt ecc… non vengono mai usati da soli, ma sempre aggiungendo la specifica di ‘vegetale’; la Corte ha stabilito che la denominazione non è legittima anche se accompagnata dalla specifica di vegetale. In sostanza non si potrebbe utilizzare il termine ‘latte di soia’ perché il latte è soltanto quello di origine animale, prodotto dalla secrezione mammaria normale, ottenuto mediante una o più mungiture, senza alcuna aggiunta o sottrazione.
Un problema simile a quello che si registra con tanti cibi vegani che assumono la denominazione, ingannevole per alcuni, di ‘carne’ pur non essendolo. Si pensi ad esempio al prosciutto vegano, alla bresaola e alla mortadella anche esse vegane.
Termini utilizzati per attirare l’utente con qualcosa di noto pur proponendogli un prodotto diametralmente opposto e che anzi dovrebbe discostarsi nettamente da quelle definizioni.

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Giornalista scomodo - "L'unico dovere di un giornalista è scrivere quello che vede..."

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