Accesso nei CIE e nei Cara per i giornalisti:
Parlando di Cara (Centri di accoglienza per richiedenti Asilo) invece, al momento in Italia ve ne sono 9 e sono strutture nelle quali viene inviato e ospitato per un periodo variabile di 20 o 35 giorni lo straniero richiedente asilo privo di documenti di riconoscimento o che si è sottratto al controllo di frontiera, per consentire l’identificazione o la definizione della procedura di riconoscimento dello status di rifugiato.
Tra l’altro, l’accesso a tali strutture per gli organi di informazione è diventato ancora più difficoltoso con la recente circolare del Ministro dell’interno Maroni (la n.1305 del 1 aprile 2011) che, in considerazione del massiccio afflusso di immigrati provenienti dal Nord Africa a seguito dell’emergenza in quella regione, stabilisce come l’accesso alle strutture presenti su tutto il territorio nazionale, sia consentito, fino a nuova disposizione, esclusivamente a determinate organizzazioni (Unhcr, Organizzazione Internazionale delle Migrazioni, Croce Rossa Italiana, Amnesty International, Medici Senza Frontiere, Save The Children, Caritas).
In buona sostanza, i Cie ed i Cara sono sempre più ‘off limits’ per gli organi di informazione; motivo per il quale il comitato promotore della manifestazione del 25 luglio, composto da Fnsi, Ordine dei giornalisti, Art. 21, Asgi, Primo marzo, Open Society Foundation, European Alternatives più diversi parlamentari, ha indetto questa mobilitazione per difendere il diritto all’informazione e per poter documentare e certificare quello che accade all’interno di queste strutture.