Seguici su:

Archivio Notizie

Letto 4522 Volte
Condividi

Articolo 18 e riforma del lavoro

La riforma del mercato del lavoro è stata approvata “salvo intese” dal Consiglio dei ministri e approderà come disegno di legge in Parlamento, dove potrà essere modificata. La novità principale che sta alimentando la tensione tra partiti, governo e parti sociali riguarda la revisione dell’ articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, che disciplina i casi di licenziamento illegittimo. Questa prevedrebbe l’impossibilità del reintegro del lavoratore nel caso si accertasse l’invalidità del licenziamento economico (definito anche “per motivi oggettivi”). Andiamo con ordine.
La normativa oggi distingue tra licenziamento economico, o per motivi oggettivi, e licenziamento disciplinare, o per motivo soggettivo. Se il lavoratore licenziato si rivolge al giudice del lavoro, e questo ritiene che non ci si trovi di fronte a validi motivi economici (soppressione della mansione cui era addetto il lavoratore, cancellazione del reparto o dell’ufficio in cui lavora il dipendente, introduzione di macchinari che fanno risparmiare sul lavoro umano, esternalizzazione,crisi o difficoltà aziendale, chiusura dell’attività), l’attuale normativa prevede il reintegro del lavoratore, il risarcimento del danno e la corresponsione dei contributi mancati.

 

Licenziamento e indennizzo economico: 

Con questa riforma, invece, il giudice potrà decidere solo per l’indennizzo economico, che sarà tra le 15 e le 27 mensilità in base alle dimensioni dell’azienda, dell’anzianità del lavoratore e del comportamento delle parti.
Il premier Monti e anche il presidente della Repubblica Napolitano hanno espresso i loro dubbi sull’allarme lanciato dai sindacati riguardo le conseguenze di questa modifica: “Non ci sarà una valanga di licenziamenti facili”. I sindacati, però, Cgil in testa, hanno l’intenzione di proseguire con la mobilitazione, e mirano ad una correzione del testo in Parlamento, appoggiandosi sulle medesime intenzioni del Pd e di altre forze politiche.
Ma questa delicata riforma sulla quale, in fin dei conti, il governo tecnico guidato da Monti eserciterà in maniera principale il suo ruolo, prevede molte altre novità, alcune decisamente positive. I cambiamenti che si intendono adottare per superare l’obiettivo della precarietà potranno portare a benefici concreti.
Innanzitutto l’eliminazione degli stage o dei tirocini impropri. “Una delle cose che vogliamo fare – ha spiegato il ministro del Lavoro Elsa Fornero – è eliminare questi stage gratuiti. Dopo la laurea o dopo un master vai in azienda ma non fai più uno stage gratuito, magari sarà una collaborazione, magari un lavoro a tempo determinato, ma è un lavoro e l’azienda lo deve pagare”.

 

Contratti a tempo indeterminato e a progetto:

I contratti a tempo determinato e quelli a progetto saranno scoraggiati, proprio da un governo accusato più volte di voler aprire il mondo del lavoro ad una flessibilità sfrenata e crudele. I primi conosceranno un aumento dell’1,4% dei contributi che andrà a finanziare la nuova assicurazione sociale per l’impiego (Aspi).
Tale maggiorazione potrà essere recuperata in caso di assunzione a tempo indeterminato (premio di stabilizzazione), mentre se il datore di lavoro vuole insistere sull’occupazione a scadenza, avrà più difficoltà a fare i rinnovi, perché dovrà far passare più tempo da un accordo ad un altro; in più saranno anche allungati i tempi per l’impugnazione stragiudiziale del contratto. L’intervallo dopo il quale un contratto a termine superiore ai sei mesi può essere confermato per la seconda volta senza che ciò comporti l’assunzione a tempo indeterminato salirà da 20 a 90 giorni. L’obiettivo è contrastare l’eccessiva reiterazione dei contratti a termine.
Per quanto riguarda i contratti a progetto, se l’attività del lavoratore a progetto finisce per essere sostanzialmente simile, per orario o per compiti svolti, a quella del dipendente allora scatta la presunzione del carattere subordinato della prestazione. Viene poi eliminata la facoltà di introdurre clausole individuali che consentano il recesso del datore di lavoro prima della scadenza del termine o comunque del completamento del progetto, anche in mancanza di una giusta causa, fermo l’obbligo di dare comunque il preavviso al collaboratore.

 

Congedo di paternità obbligatorio:

Altri importanti cambiamenti riguardano il fondo di solidarietà e i congedi di paternità obbligatori: la tutela dei lavoratori nei settori non coperti da cassa integrazione straordinaria viene perseguita con la salvaguardia e l’estensione della cassa integrazione guadagni.
L’istituto offre un’integrazione salariale in caso di riduzione dell’orario di lavoro durante una congiuntura sfavorevole, consentendo di adeguare rapidamente l’orario di lavoro al calo di domanda. Potenziato anche l’istituto dell’assicurazione contro la disoccupazione estendendone l’accesso ai più giovani, a coloro che sono da poco entrati nel mercato del lavoro e alle tipologie d’impiego attualmente escluse (ad esempio quella degli apprendisti).
Con la riforma viene introdotto il congedo di paternità obbligatorio: tre giornate consecutive entro i primi cinque mesi di vita del bambino. In questo modo si cerca di “favorire una cultura di maggiore condivisione dei compiti di cura dei figli”. Via libera anche al regolamento che definisce termini e modalità di attuazione della disciplina delle cosiddette quote rosa alle società controllate da pubbliche amministrazioni.

Pubblicato in Archivio Notizie

Scritto da

La Vera Cronaca, giornale online libero e indipendente

Potrebbe interessarti

Lascia un commento

Seguici su: