Numeri sui laureati disoccupati:
Tra i laureati, come detto, la disoccupazione è aumentata prendendo sempre come punto di partenza l’anno 2008; magra consolazione, nel 2010 l’aumento è stato meno consistente rispetto al 2009. Se si parla di laurea triennale, tra i laureati del 2009 è salita dal 15 al 16% con un aumento di 1 punto, mentre l’anno precedente aveva segnato +4 punti;
non va meglio ai dottori con laurea specialistica post triennale, per i quali la percentuale dei disoccupati passa dal 16 al 18% (anche in questo caso l’aumento è meno consistente dell’anno precedente quando aveva segnato un +5%). Aumenta da registrarsi anche per gli specialistici a ciclo unico, per i quali si passa dal 14 al 16,5% con un conseguente segno meno rispetto all’aumento di 5 punti dell’indagine precedente.
L’altro grande dato che allarma, come dicevamo, è la crescita del lavoro sommerso, con il posto fisso che rappresenta sempre più un miraggio per i neo laureati; prendendo in considerazione laureati di tutti i livelli infatti, ad un anno dal titolo diminuisce la percentuale di impieghi stabili ed aumenta parallelamente il numero di contratti atipici. La stabilità riguarda solo il 46% dei laureati occupati di I livello e il 35% di quelli magistrali, con una conseguente riduzione in entrambi i casi di 3 punti.
Lavoro nero per i neo laureati:
Parallelamente cresce il fenomeno del lavoro nero tra i neo laureati che in alcuni casi (ad esempio gli specialisti biennali ad 1 anno dal titolo) sono addirittura raddoppiati raggiungendo la quota del 7%; più si aumenta la distanza dall’anno del conseguimento della laurea e più questo valore si assottiglia. La quota di occupati stabili infatti cresce di oltre 20 punti percentuali se si aumenta a 3 anni il periodo dal conseguimento della laurea; si tratta in prevalenza di contratti alle dipendenze a tempo indeterminato e la maggior occupazione si riscontra nell’area medica.
L’ultimo dato evidenziato dal rapporto riguarda la retribuzione per i neo laureati, campo anche questo nel quale si riscontrano fattori di criticità: ad un anno dalla laurea infatti la contrazione di questo parametro rispetto alla rilevazione precedente è del 4% tra i triennali e gli specialistici a ciclo unico, al 5% tra gli specialistici biennali.
In conclusione dal rapporto emerge una rilevante condizione di instabilità per quello che riguarda i laureati nel nostro paese e la loro possibilità di inserimento nel mondo del lavoro; con le prospettive di precarietà, lavoro nero e stipendi più bassi rispetto alla media europea non deve stupire che, sempre più, i giovani ‘cervelli’ si interroghino se sia il caso o meno di restare in Italia.