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Italia: le profonde differenze economiche tra nord e sud

Un’Italia a due velocità e a due facce, unita sulla carta ma profondamente divisa e con differenze nette tra nord e sud. Ci risiamo, è una storia già nota e che spesso abbiamo rimarcato dalle pagine del nostro giornale. Ad evidenziarla nuovamente, un’indagine dell’Istat incentrata sulla ripartizione del reddito nel nostro paese; all’interno del rapporto ‘Reddito disponibile delle famiglie nelle Regioni italiane’, come detto, emerge una profonda spaccatura nel paese ed una differenza netta tra settentrione e meridione.
I dati si riferiscono al 2011 e certificano come la media italiana del reddito disponibile per abitante sia di poco sotto i 18mila euro: 17.979 per la precisione. Cifra che non deve trarre in inganno in quanto composta dalla media di voci piuttosto differenti: se al nord-ovest e al nord-est infatti il reddito si attesta a 20.800 euro ed al centro è pari a 19.300 euro, il dato cala vertiginosamente spostandosi al sud. Nel Mezzogiorno infatti il reddito disponibile per abitante è di 13.400 euro, ¼ sotto la media nazionale e nettamente inferiore rispetto al nord.
E la differenza tra nord e sud dell’Italia si riscontra anche nei dati relativi alla crescita del reddito disponibile rispetto all’anno precedente: esso è infatti cresciuto maggiormente nel nord-est (+2,7%, contro il +2,1% a livello nazionale, e questo soprattutto grazie ad importanti risultati di regioni quali Emilia Romagna e Veneto) e nel nord-ovest (+2,5%); nel centro e nel Mezzogiorno invece, la crescita del reddito disponibile si attesta rispettivamente ad un +1,5% e +1,6% vale a dire al di sotto della media nazionale che è del 2,1%.

 

Reddito disponibile delle famiglie: 

Il Mezzogiorno presenta al riguardo dati piuttosto eterogenei e discordanti, basti pensare che si passa da risultati importanti di alcune regioni (Basilicata, +3,5%, che è anche la regione che ha ottenuto il risultato migliore) a situazioni completamente opposte (la Sicilia, con appena +0,4%).
Importante sottolineare come, in questa ricerca, l’Istat abbia tenuto conto di diverse voci per calcolare il reddito disponibile delle famiglie italiane; la componente più rilevante di queste per arrivare a calcolare il reddito disponibile complessivo è quella rappresentata dai redditi da lavoro dipendente. A livello regionale infatti, i redditi da lavoro dipendente incidono sul reddito complessivo in una percentuale che oscilla tra il 51 e il 67%. Ebbene, nel 2011 questo flusso è cresciuto dell’1,7% rispetto al 2010.
Anche in questo caso si assiste ad un paese a due velocità; l’incremento è stato più consistente nel nord-est (+3,1%), dove tutte le regioni hanno registrato una crescita superiore alla media nazionale (eccezion fatta per il Friuli-Venezia Giulia, con il +0,9%) mentre, all’opposto, nel Mezzogiorno si è assistito ad una crescita con il freno a mano tirato (+0,6%). La crescita più alta dei redditi da lavoro dipendente si è avuto in Abruzzo, con un +4%; la più bassa, in Calabria con un segno meno pari al 2,4%.
Altro aspetto interessante dell’indagine Istat, è quello relativo al reddito derivante alle famiglie da proprietà di abitazioni e immobili; questo è cresciuto, nel 2011, del  4,6% su base nazionale (anche qui a trainare il dato è il nord con aumenti intorno al 5%, mentre centro e Mezzogiorno seguono più distaccati, al 4%).

 

Tasse e incidenza sul reddito:

Per generare il reddito disponibile delle famiglie non poteva mancare una voce tanto importante quanto mal sopportata; le imposte correnti o tasse. Le imposte pagate dalle famiglie italiane sono infatti aumentate a livello nazionale dello 0,6% nell’ultimo anno. La loro incidenza, misurata sul reddito disponibile al lordo delle stesse imposte, è diminuita dello 0,2% a livello nazionale (da 14,9% a 14,7%) in maniera pressoché uniforme in tutte le regioni. Questa incidenza si conferma maggiore nelle regioni settentrionali (i valori più elevati si hanno in Lombardia, 16,5%, e nella provincia di Trento, 16,4%), e minore nelle regioni meridionali, con i valori più bassi in Basilicata (11,7%) e Calabria (11,3%).
Chiudiamo con il dato complessivo relativo al reddito per abitante delle singole regioni; in testa alla graduatoria si posiziona Bolzano (in Sud Tirolo si attestano i redditi più alti di Italia, come avevamo certificato di recente in una intervista al vice presidente della Commissione provinciale per le pari opportunità di Bolzano), con circa 22.800 euro pro capite, seguita da Valle d’Aosta (con 22.500 euro resta una delle regioni italiane con i più alti redditi disponibili per le famiglie) ed Emilia Romagna (21.600 euro). Campania (12.500 euro), Sicilia (13.000 euro) e Calabria (13.200 euro) sono le regioni in cui il reddito disponibile per abitante è più basso.

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