Italia al 18esimo posto UE per competenze digitali
Oltre la metà dei nostri connazionali non dispone di competenze digitali di base, mettono in evidenza gli analisti della start-up innovativaSharing Media SRL riferendosi a quanto emerge dall’ultimo «Rapporto DESI», il rapporto della Commissione Europea che indaga il grado di digitalizzazione dei 27 Paesi membri dell’Unione Europea nel quale l’Italia si colloca questa volta in diciottesima posizione.
Secondo il rapporto —inoltre— solo il 60% delle piccole e medie imprese italiane ha raggiunto almeno un livello base di intensità digitale e di utilizzo di servizi in cloud. E neanche la connettività —seppure abbia registrato progressi in termini di diffusione dei servizi a banda larga e di realizzazione della rete— non è allineata agli standard europei.
Per non parlare dell’utilizzo di servizi pubblici digitali che —seppure abbia fatto registrare una crescita considerevole negli ultimi 2 anni— è riuscito a coinvolgere solo il 40% degli utenti italiani, rispetto ad una media europea del 65%. Inoltre, secondo l’ultimo rapporto «ICT nelle Imprese» dell’ISTAT, nelle aziende con più di 10 dipendenti un’impresa su tre è completamente fuori dai social.
Ci si affida troppo a figure improvvisate
E troppe volte —poi— gli imprenditori sottovalutano questo aspetto finendo per affidarsi al “cugino” o “all’amico”, figure improvvisate e totalmente impreparate a dare slancio ad un’attività attraverso l’utilizzo delle tecnologie digitali. Eppure per rimanere competitive e prosperare nel mercato, le aziende —ma anche i professionisti— non possono prescindere dal digitale come parte integrante della loro strategia di crescita e di successo commerciale.
L’evoluzione tecnologica è sempre più rapida: restare indietro può essere fatale per le nostre imprese.«Ma dal PNRR può venire un nuovo slancio: uno dei suoi obiettivi è proprio quello di incentivare lo sviluppo di competenze digitali, ormai essenziali per cogliere le opportunità dell’innovazione tecnologica e potenziare la crescita economica» concludono gli ideatori di Sharing-Media.com.