Le partite Iva in Italia:
Quello delle partite iva è stato un fenomeno in costante crescita in Italia al punto che anche dare numeri esatti risulta piuttosto problematico; il dato dei cosiddetti liberi professionisti è stato, negli anni, in continua crescita complice anche la difficile situazione lavorativa del paese che ormai si è da decenni consolidata.
Per dribblare le difficoltà portate dalla disoccupazione sono stati sempre più i lavoratori che hanno deciso di trasformarsi in autonomi andando, spesso, ad inventarsi letteralmente un’attività. E, aggiungiamo come breve inciso, addentrandosi in una vera e propria giungla fiscale fatta di norme, costi e previdenza nella quale non è affatto facile raccapezzarsi.
Aspetto quest’ultimo da non sottovalutare perché ha anch’esso un ruolo nella crisi attuale delle partite ive dato che, è bene ricordarlo, quando si apre una partita iva ci si trova a dover fronteggiare costi fissi di varia natura legati al mantenimento della stessa.
Senza contare poi atri aspetti critici legati alla questione, come quello delle cosiddette false partite iva; si tratta sostanzialmente di forme di lavoro autonomo ma che, nella realtà dei fatti, nascondono veri e propri rapporti di lavoro dipendente. Spesso il collaboratore presta servizio in un’unica azienda la quale, come un vero e proprio rapporto di lavoro subordinato, fissa orari, obblighi e compensi.
Il fenomeno delle finte partite Iva:
Rapporti di lavoro non leciti ma che, come spesso accade, il lavoratore si guarda bene dal segnalare onde evitare di perdere l’impiego; è il solito discorso della necessità che aumenta l’illegalità. A seguito della riforma del lavoro portata a termine nel 2012 dall’allora ministro Fornero si è tentato di regolamentare la problematica delle false partite iva andando a chiarire quelli che sono i casi in cui le consulenze di partita iva in azienda devono trasformarsi in contratti di assunzione.
L’onere della prova in questi casi è stato invertito ed è a carico del committente il quale è tenuto a dimostrare il contrario altrimenti la prestazione lavorativa resa da un titolare di partita iva è da considerarsi come un un rapporto di collaborazione coordinata e continuativa se ricorrono determinate peculiarità (quali ad esempio la durata del rapporto di collaborazione, corrispettivo e postazione fissa del lavoratore).
Da tutti questi dati si comprende meglio la crisi delle partite iva; tornando ai dati forniti dalla Cgia di Mestre al riguardo, viene messo in risalto come la contrazione più significativa di lavoratori autonomi si registri tra gli artigiani, i commercianti e gli agricoltori. Seguono i collaboratori familiari, i collaboratori occasionali e gli imprenditori (ovvero soggetti a capo di attività con dipendenti). Le note positive arrivano invece dai liberi professionisti (il dato relativo agli iscritti agli ordini e ai collegi professionali segna un +10,7%).
Da un punto di vista territoriale è importante notare come la diminuzione più sostanziale dei lavoratori autonomi si registri al nord ovest: -7,9%. Dato opposto si registra per il centro Italia; dove, secondo i dati della Cgia di Mestre, la contrazione si ferma su una cifra comunque non da poco: -4,1%.