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Gli infortuni sul lavoro:
Nel 2009 in Italia, si legge ad esempio nella ricerca Ires, un infortunio sul lavoro su tre ha coinvolto un lavoratore sotto i 35 anni (precisamente, l’Inail ne ha registrati 262.233), così come un morto sul lavoro su tre (questo dramma riguarda 295 giovani morti sul lavoro in un anno e le loro famiglie).
Oltre a questo, entrando nella parte più strettamente organizzativa del lavoro, si pone l’accento anche sul ridotto margine di autonomia dei giovani, e questo malgrado il consistente aumento dei contratti a progetto i quali promettevano di garantirlo.
Le difficoltà per accedere al mondo del lavoro:
Allo stesso modo di forte impatto risulta essere anche il ‘ricatto occupazionale’ cui sono sottoposti, causa disoccupazione crescente, coloro che si mettono in cerca di lavoro; un problema duplice quindi, che presenta fattori di criticità da più parti come la ricerca rivela: si parla tanto dell’accesso al lavoro quanto delle condizioni reali nelle quali il lavoro stesso, una volta trovato, viene svolto.
Difficoltà di accesso al mondo del lavoro, infortuni, carichi di lavoro eccessivi, poca gratificazione per l’operato svolto; queste in estrema sintesi sarebbero le problematiche comuni a molti, soprattutto giovani, che trasportati nella vita reale porterebbero a condizioni di salute difficili al punto da trasformarsi in veri e propri malesseri psicologici. Secondo l’Ires, infatti, queste patologie sempre più caratterizzerebbero una parte rilevante delle nuove generazioni.
Tra l’altro quello della disoccupazione da leggersi come fattore scatenante di problematiche in chiave psicologica è un tema al quale la psicologia moderna ha spesso dedicato la propria attenzione, tentando di valutare l’impatto della perdita o della mancanza di lavoro sul benessere psico-sociale degli individui e affermando l’importanza del lavoro per determinare il proprio prestigio e la sicurezza in se stessi.
La conclusione di quanto emerso dalla ricerca Ires non può che essere quindi un campanello d’allarme per la situazione occupazionale, soprattutto in chiave giovanile, del nostro paese; in passato abbiamo spesso segnalato dalle pagine del nostro giornale la presenza di un microcosmo fatto di miseria, quasi un universo parallelo rappresentato da una moltitudine di cittadini sempre più coinvolti in un degrado sociale che li spinge a vivere ai margini della società.
Quanto descritto dal rapporto Ires non fa che confermare questa perversa inclinazione che tende sempre più a creare differenze marcate all’interno della società; e se le persone preposte a prendere decisioni efficaci per ovviare a tale problematica sono quelle che girano ora come ora nel panorama politico italiano, c’è poco da stare allegri.