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Gioco d’azzardo: cresce l’esigenza di regolamentazione

È di 339,40 euro la spesa pro capite degli italiani per il gioco: una cifra che corrisponde all’incirca all’ 1,15% del Pil italiano, parlando ovviamente di comparto dei giochi in termini generali.
Quindi slot machine, scommesse, lotterie istantanee, sale bingo, casinò online, poker e giochi di carte vari, ippica ecc… un incremento costante quello del settore dei giochi che si è andato a riflettere anche in una crescita della politica fiscale dal 2012 ad oggi; una serie di inasprimenti delle tasse con aumenti ordinari legati al cosiddetto Preu, il prelievo erariale unico; o tramite altri prelievi.
Ma da ora in avanti le ricche casse del gioco d’azzardo in Italia non serviranno più a fare da bancomat per i vari governi. Lo ha stabilito la Corte dei Conti, affermando che una nuova ondata di inasprimenti impositivi o di entrate una tantum è piuttosto difficile da immaginare.

Spesa per il gioco in Italia:

Nel biennio 2015 / 2016 sono state messe in atto una serie di politiche di inasprimento che ora rendono complicata qualsiasi altra misura. Anche se si parla di un settore in rapida crescita e che a giudicare dai numeri dovrebbe essere molto in salute.
È di 339,40 euro la spesa pro capite, quindi la differenza tra quanto giocato e quanto vinto, da parte degli italiani nel 2016. Lo ha reso noto Agimeg, l’agenzia specializzata nel settore, sulla base dei numeri diffusi dai Monopoli di Stato; ovvero coloro che gestiscono il settore dei giochi in Italia.
Dal punto di vista territoriale, in Lombardia si registra l’indice più alto con 420,67 euro; seguono l’Abruzzo con 419,25 euro e l’Emilia- Romagna con 393,08 euro. Dall’altra parte della classifica, la regione con la spesa pro capite più bassa in tema di gioco d’azzardo è la Calabria con 186,74 euro.

Tentativo di regolamentazione per il gioco d’azzardo:

Un comparto quindi che gode di salute, basta guardarsi intorno; ma che viene definito in stallo da alcuni esponenti del settore. Che lamentano alcune criticità.
Si parla soprattutto dei vari provvedimenti politici sul territorio tesi a ridurre le macchinette da bar, per le quali dovrebbe arrivare un taglio del 30% con circa 110mila apparecchi dismessi.
Stessa cosa dicasi per i vari provvedimenti finalizzati a stabilire distanze minime dai luoghi sensibili delle nostre città, gli orari di chiusura, i numeri limitati di licenze per singola regione ecc..
Tante strade tutte tese a dare un taglio, regolamentare il comparto del gioco d’azzardo che va si a produrre tante entrate per lo Stato; ma che genera esiti negativi sulla salute dei cittadini. Come ad esempio nel caso della Ludopatia.

Fare cassa o limitare il settore del gioco d’azzardo?

Un tema delicato quello della regolamentazione in materia, visto che molti sindaci e amministratori locali stanno agendo autonomamente in tema di gaming e gioco.
Se da una parte c’è chi sostiene la necessità di continuare a fare cassa, tassando i servizi, dall’altra vi è chi vorrebbe affrontare finalmente in modo definitivo il conflitto di interessi sul fatto che lo Stato da un lato cerca di limitare il gioco e spende in prevenzione e assistenza sanitaria per chi si ammala di Ludopatia; dall’altro va a guadagnare cospicuamente in termini di tassazione dal settore dei giochi.
A pensarla così ad esempio, il ministro per gli Affari regionali, con delega alla famiglia, Enrico Costa. Ovviamente ciò a cui tutti quanti mirano è evitare provvedimenti dal sapore proibizionistico. Che, come sempre, altro non fa che spalancare le porte al mercato illegale del contrabbando.

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Scritto da

Giornalista scomodo - "L'unico dovere di un giornalista è scrivere quello che vede..."

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