Vendita online in Italia
Anche in Italia le vendite online stanno spiccando il volo; un po’ più a rilento rispetto ad altri paesi, dove gli ecommerce sono diffusi ormai da anni, ma comunque qualcosa si sta muovendo. Analizzando gli ultimi dati ad esempio, quelli riferiti al 2018 ed elaborati dalla Casaleggio e Associati, emerge che sono aumentati gli acquirenti online, arrivati a 38 milioni, per un fatturato complessivo di 41,5 miliardi di euro(+18% rispetto al 2017).
Si parla di un dato in crescita seppure esplicativo di una penetrazione molto bassa nella popolazione, riferito appena al 62% dei cittadini italiani. Percentuale riferita a chi effettua acquisti in rete, molto meno rispetto ad altre realtà (nel Regno Unito si parla del 90%).
Gli italiani fanno acquisti in rete riferiti soprattutto a settori del tempo libero e turismo. Si parla comunque di una crescita che, seppur minore rispetto ad altre realtà, è destinata a continuare costante. Sempre più gli acquisti avverranno online.
Acquisti online sotto la lente del Fisco
Ecco allora che se le abitudini dei consumatori italiani cambiano, il Fisco deve cercare di stare al passo con i tempi. Ed in un provvedimento dell’Agenzia delle Entrate del 31 luglio 2019 attuativo del Decreto Crescita si va a porre in essere un giro di vite contro l’evasione nel commercio online.
Novità che toccheranno i cosiddetti marketplace, ovvero le grandi piattaforme web presso le quali è possibile vendere prodotti a distanza in rete: si parla quindi di Amazon, Ebay, Groupon ecc… tutte queste piattaforme dovranno fornire al Fisco dati (quali dati anagrafici, codice fiscale, numero delle vendite effettuate ecc…), relativi a chi effettua vendita in rete. Il tutto servirà all’Agenzia delle Entrate per verificare che gli stessi venditori paghino correttamente l’Iva e le imposte dirette.
Obbligo che invece non varrà per chi effettua acquisti online né per i fornitori visto che, in caso di evasione, il responsabile sarà ritenuto proprio il marketplace. In caso di mancato invio o invio parziale, infatti, gli stessi marketplace saranno ritenuti responsabili e debitori dell’Iva a meno che non dimostrino l’avvenuto pagamento delle imposte da parte del fornitore.