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Emergenza carceri: una situazione sempre più esplosiva

Prosegue la drammatica situazione relativa alle carceri italiane: è di poche ore fa la notizia dell’ennesimo decesso di un detenuto, morto a causa di un malore nel carcere di Velletri.
Solo per restare nel Lazio, si tratta del quarto decesso registrato in una struttura penitenziaria dall’inizio del 2013. A Milano in un mese di detenuti ne sono morti quattro, così come continua ad essere copiosa la quantità di suicidi sia di detenuti che di agenti carcerari.  
Proprio nelle scorse ore, dopo la sua nomina a ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri ha tenuto a render nota l’intenzione di impegnarsi per debellare la piaga dei morti e dei suicidi in carcere.
Lo stesso premier  Letta vi ha fatto un accenno nel suo discorso programmatico e la stessa commissione dei famosi 10 saggi nominati da Napolitano vi aveva puntato l’attenzione sottolineando, all’intero di una relazione consegnata proprio al Presidente della Repubblica, come il sovraffollamento carcerario fosse ormai insostenibile e si necessitasse di trasformare  in pene principali comminabili dal giudice di cognizione alcune delle attuali misure alternative dell’esecuzione, come l’affidamento in prova e la detenzione domiciliare.
Un problema piuttosto noto quindi,  che abbiamo trattato spesso nel nostro giornale ed al quale non si riesce a porre rimedio; o, quantomeno,  non si riesce a porre un rimedio che sia all’altezza.

 

L ‘indulto del 2006 non è servito:

Nel luglio del 2006 il Parlamento votò per il provvedimento dell’indulto (estinzione della pena senza cancellare il reato) con l’obiettivo di provare ad alleviare la situazioni carceri, già allora piuttosto preoccupante; il provvedimento si rivelò un palliativo e, a partire dal 2009, il dato sul sovraffollamento tornò ad essere vertiginoso. Come lo è attualmente.
Sono infatti 65.785 i detenuti presenti a fronte di 44mila posti regolamentari che poi, nella realtà, sarebbero 38mila perché 7mila sono inutilizzabili o per mancanza di poliziotti o per inagibilità.
Numeri che parlano da sé, ed a ricordarcelo per l’ennesima volta è stato il Consiglio d’Europa (organizzazione distinta dall’Unione Europea e da non va confondere con gli organi di quest’ultima) che, all’interno di un rapporto sulla popolazione carceraria nei 47 Stati membri fotografata al settembre 2011, evidenzia come l’Italia sia il terzo paese Ue con più alto tasso di sovraffollamento nelle carceri; peggio di noi, solo la Grecia e la Serbia (ricordiamo che, già nel gennaio 2013, la Corte europea dei diritti dell’uomo aveva dichiarato incompatibile l’attuale situazione carceraria italiana con l’art. 3 della Convenzione Europea sui diritti dell’uomo).

 

Sovraffollamento carceri e costi per ogni detenuto:

La media italiana parla da sola, per ogni 100 posti disponibili vi sono 147 detenuti; tra tutti i 47 Stati membri del Consiglio d’Europa solamente cinque hanno superato la soglia dei 130 detenuti per 100 posti disponibili: si tratta  di Cipro, Ungheria, Italia, Grecia e Serbia. Al nostro paese spetta inoltre un altro record poco invidiabile; dopo Ucraina e Turchia infatti, l’Italia è il paese con il più alto numero di detenuti in attesa di primo giudizio: sono 14.140 su un totale di 67.104 carcerati, vale a dire il 21,1%.
Altra situazione preoccupante in materia di carceri è quella relativa alle guardie carcerarie: sempre secondo il rapporto del Consiglio d’Europa, a data settembre 2011 in Italia vi erano 35.458 guardie carcerarie per 67.104 detenuti, vale a dire quasi una guardia carceraria ogni 2 detenuti. Una situazione difficile aggravata dal fatto che tra gli agenti di polizia penitenziaria sono in aumento i suicidi: negli ultimi dieci anni se ne sono registrati 68.
Tornando al problema del sovraffollamento, la situazione italiana è appesantita anche da un punto di vista economico: nel 2010 infatti si sono spesi, ad esclusione delle spese mediche, 116,68 euro al giorno per ogni detenuto.
Che, facendo il calcolo del totale dei detenuti, porta a cifre consistenti e non fa che avvalorare la tesi di quelli che, magari, propongono di impegnare i detenuti in lavori socialmente utili durante il loro periodo di detenzione.

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Giornalista scomodo - "L'unico dovere di un giornalista è scrivere quello che vede..."

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